Giorgia Meloni sbarca sulle rive del lago di Como al Forum Ambrosetti, e in settimana con ogni probabilità sarà a Londra per alcuni incontri con esponenti della City. Come dire, la front runner di queste elezioni alza l’asticella, cerca di uscire dal consueto dibattito trito e ritrito della campagna elettorale (stavolta particolarmente noioso, al momento), e guada in alto. Almeno fa vedere di voler guardare in alto.
Non c’è da dubitare che a Cernobbio venga accolta bene, perché quella è una platea che per quanto non consideri la Meloni un esponente del suo mondo, è sempre abituata a fare i conti con chi vince, o si pensa possa vincere. D’altra parte stesero tappeti rossi anche a Gianroberto Casaleggio perché in quel momento appariva come il padrone d’Italia, figurarsi se jun qualcosa di simile non potrà accadere con la leader di FdI.
Giorgia Meloni però non arriva a Como a mani vuote, e il percorso di avvicinamento alle istanze dell’establishment economico-finanziario di cui Cernobbio è l’espressione, ha preso avvio da tempo. Dall’inizio della campagna elettorale è stata l’unica nel centrodestra a non abbandonarsi a promesse mirabolanti ma irrealizzabili (anzi, ha dissuaso gli altri partner a farne), ha escluso che si posso aumentare il debito per calmierare le bollette, ha sottolineato l’importanza della stabilità dei conti pubblici, ha lasciato intendere di essere pronta a designare un ministro dell’economia attento al rigore e in sintonia con Bruxelles, ha ribadito l’importanza della collocazione europeista dell’Italia, negli ultimi giorni è addirittura circolata la voce (chissà da chi ispirata) che da premier potrebbe un domani proporre Mario Draghi al posto della von der Leyen nel 2024, lasciando intendere che pur a suo modo potrebbe essere davvero lei la continuatrice della fantomatica «Agenda Draghi". Lei, unico, o quasi partito di opposizione.
Ecco, il percorso per presentarsi con un’immagine "rassicurante", "affidabile", in una parola "presidenziabile", alla fina fine quasi "draghiana" lei lo ha cominciato da un po’ (non ci scordiamo che tra i due esiste un ottimo feeling perconale, e che la Meloni a gennaio lavorò per portarlo al Quirinale), e il deciso sostegno offerto al governo sul caso Ucraina è stato uno dei momenti più significativi. Si tratterà di capire adesso, e Cernobbio è uno dei passaggi più significativi, come la comunità economica (e a Londra quella internazionale) recepirà questa dinamica, se si fiderà subito concedendo la classica "cambiale in bianco" o resterà a osservarne le mosse. O semplicemente aspetterà il 26 settembre per capire se davvero vittoria sarà, e nel caso di quale portata. Anche la più piccola variabile farà la differenza.
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