Martedì 12 Novembre 2024
CESARE DE CARLO
Elezioni

Elezioni europee, l’America pronta a rivalutare la nuova Ue

Bruxelles diventa un interlocutore per la Casa Bianca. Senza von der Leyen, più sforzi per trattare con Putin

Washington, 10 giugno 2024 – Più tsunami che ondata agli occhi americani. L’affermazione delle destre europee non potrà non portare a una riconsiderazione delle relazioni transatlantiche. Non è mai accaduto da quando gli europei eleggono il loro parlamento. Accade ora, perché a novembre si vota anche negli States e perché gli umori dell’elettorato americano ricalcano quelli europei. Trump se ne sentirà rinfrancato.

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Sinora agli occhi americani il Parlamento europeo era irrilevante. Non senza ragione. È multinazionale, non sovranazionale. La sovranazionalità comporta un potere decisionale che non ha. Le sue delibere sono frutto di compromessi snaturati e soggetti all’approvazione dei parlamenti dei 27 Stati membri. Le varie amministrazioni americane lo sanno benissimo. I media non se ne occupano. Il fatto è che l’Europa a Washington non è mai stata considerata un’entità politica. Gli interlocutori rimangono i singoli Paesi. Nelle cancellerie europee invece da tempo si intrecciavano speculazioni allarmate.

La temuta ondata di destra assume i contorni dello tsunami sovranista nell’Europa centrale. Ha travolto presidenti, premier, governi. Ha messo in crisi, confuso, sconfessato gli establishment moderati e di sinistra che ora rischiano di perdere il controllo dell’assemblea. Ma anche senza una tale maggioranza, agli occhi americani lo sconvolgimento è tale da portare a un resetting delle relazioni. Soprattutto se dovesse cadere la Commissione von der Leyen.

Ecco dove la politica euro-americana potrebbe cambiare: sull’Ucraina, con pressioni per l’apertura di un negoziato con l’aggressore Putin; sull’immigrazione, con il drenaggio degli sbarchi e programmi di rimpatri forzati; sull’ambiente, con un probabile ulteriore rinvio del bando dei motori a combustibile fossile; sulla difesa (aumento più di quanto non sia già avvenuto delle spese militari). La questione è di competenza della Nato, ma l’Ue vorrebbe un vero esercito comune.

Queste correzioni di rotta concorrerebbero a fare dell’Europa un partner di confronto. E allora il Parlamento Ue acquisterebbe peso sia che alla Casa Bianca rimanesse Biden sia se ci tornasse Donald Trump. Non perchè Trump sia europeista. Anzi. Ma perché quelle sopra accennate sono anche le sue posizioni. Concludendo: non farà differenza che il prossimo presidente si chiami Biden o Trump. Il governo americano avrà sempre l’ultima parola. Continuerà a consultarsi con le capitali europee. Ma per la prima volta con un occhio a Bruxelles e a Strasburgo.