Roma, 23 giugno 2024 – “La proclamazione non c’è ancora per i noti fatti di Roma. Forse lunedì". Il grande caos dello spoglio delle elezioni europee a Roma (terminato solo venerdì sera, tredici giorni dopo il voto) sta tutto in queste poche parole che escono dall’esponente di uno dei partiti che ancora friggono per i posti in Europarlamento. La legge prevede infatti che dal momento della proclamazione i candidati che hanno vinto in più circoscrizioni hanno otto giorni di tempo per scegliere in quale accettare l’elezione. Questo crea un effetto a catena che libera posti per altri aspiranti europarlamentari che ora quindi si trovano sulla graticola. Perché finché non arriva la proclamazione gli eletti in più circoscrizioni non possono scegliere. E loro rimangono appesi. Ma perché lo spoglio non è ancora terminato? Qui la storia si fa ancora più ingarbugliata.
I “noti fatti di Roma”
Prima di tutto i numeri. Sul sito Eligendo del ministero dell’Interno sono messi in chiaro fin da subito: "Il riparto dei seggi operato su questa piattaforma è da ritenersi ufficioso e provvisorio anche per la mancanza dei risultati di 78 sezioni della Circoscrizione III. Lo scrutinio di tali sezioni sarà effettuato dai competenti Uffici elettorali provinciali". E infatti il dato aggiornato è rimasto fermo per giorni al 14 giugno scorso alle 19.54: scrutinate in totale 61.572 sezioni su 61.650. Sono i "noti fatti di Roma" che hanno bloccato le nomine a Strasburgo.
Scrutinio della Capitale
Il 9 giugno scorso, ufficialmente "a causa di un bug del sistema", presidenti, scrutatori e dipendenti comunali sono stati costretti a rimanere nei seggi fino al giorno dopo. Perché quando si inserivano le informazioni sulla sede elettorale e sulle sezioni il sistema restituiva dati incongruenti, e non solo. Per dirla con le parole dell’assessore al personale e all’anagrafe Andrea Catarci, "i 78 verbali incongruenti sono quelli in cui i voti di lista, tramite il modello 121 che i presidenti di seggio hanno trasmesso ai digitatori, sono irrazionali o illegibili: o bianchi, o con più voti espressi dei votanti, o altre anomalie che evidenziano un errore materiale". Che sarebbe stato riconosciuto dalla ditta che se ne occupa: "Se il sistema avesse funzionato all’inserimento di questi dati incongruenti il sistema stesso si sarebbe bloccato, e il digitatore ne avrebbe chiesto conto contestualmente al presidente di seggio".
“È tutto risolto”
Ma, ragionano dal Comune di Roma, intanto martedì 11 giugno alle ore 14 presso il tribunale capitolino si è insediato l’ufficio elettorale circoscrizionale presso il Tribunale. Il bug riguardava i dati ufficiosi del Viminale, non i registri veri e propri. Roma Capitale nei giorni seguenti fa sapere che il bug informatico ha causato "solo un ritardo" nell’indicazione "provvisoria e senza valore legale" dei risultati sul sito del ministero. Insomma, è tutto risolto. La precisazione si rende necessaria perché nel frattempo il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva attaccato proprio il Campidoglio: "Voi sapete che non abbiamo ancora i nomi degli eletti italiani in Europa? Per colpa del Comune di Roma".
La posta in gioco
Alla fine anche il sindaco Roberto Gualtieri sbotta: "Lo scrutinio dei voti a Roma si è svolto regolarmente e i dati sono stati consegnati al Tribunale come sempre. Sul bug che ha coinvolto una settantina di sezioni non possiamo più fare niente se non accertare le responsabilità". È tutto risolto insomma? No, perché la proclamazione ancora non è avvenuta. E la posta in gioco è alta. In casa dem si attende ancora l’esito del derby tra Marco Tarquinio e Alessia Morani, mentre Patrizia Prestipino attende di sostituire Nicola Zingaretti alla Camera. Per Avs la situazione è ancora più ingarbugliata. Ignazio Marino è terzo nel Nordovest, ma dovrebbe optare per il Centro, altrimenti lascerebbe il posto a Marilena Grassadonia. E la proclamazione? Domani, forse.