Giovedì 21 Novembre 2024
VALERIO BARONCINI
Elezioni

Europee in Emilia-Romagna: il Pd primo partito (ri)prenota la regione. Ma è boom dei meloniani

Sia democratici che Fratelli d’Italia crescono rispetto alle Politiche. Per il governatore Bonaccini record di preferenze, bene Cavedagna. Oggi maggioranza assoluta al campo largo. Bologna, la sinistra vola

Il Governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, capolista nel Nord Est e campione di preferenze

Il Governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, capolista nel Nord Est e campione di preferenze

Bologna, 10 giugno 2024 – Il Pd torna il primo partito in Emilia-Romagna: cinque anni fa lo storico sorpasso della Lega alle Europee (33,7% del Carroccio contro il 31,2% dem), nel 2022 il testa a testa nell’elezione che portò Giorgia Meloni a Palazzo Chigi (al Senato finì 27,7% Pd contro il 25% FdI) e ora la forbice aumenta.

A 4.522 sezioni scrutinate su 4.529 il Pd viaggia al 36,11%, FdI al 28,02%, il Movimento 5 Stelle al 7,17%, Lega al 6,48% e Alleanza Verdi-Sinistra al 6,53%, Forza Italia al 6,11% con Azione e Stati Uniti attorno al 3%.

Questo significa sicuramente un’elezione di Stefano Bonaccini, governatore in carica e dunque presto dimissionario, all’europarlamento e, quindi, l’apertura dei giochi per la successione in viale Aldo Moro.

Il centrodestra cinque anni fa aveva la maggioranza (44%, centrosinistra al 39% e grillini al 13%), mentre oggi un campo largo potrebbe riportare Pd e alleati davanti, 55 a 41. Michele De Pascale, sindaco di Ravenna Pd gradito ai grillini ma anche a imprenditori e moderati, potrebbe rappresentare la sintesi necessaria per difendere il ‘fortino’ contro una civica cattolica come la preside Elena Ugolini.

Sullo sfondo restano anche i nomi di Vincenzo Colla e Irene Priolo, nella giunta regionale uscente, per il centrosinistra, e di Tommaso Foti nel caso in cui FdI volesse optare per un candidato politico.

Con i trend ormai chiari, sarà la battaglia delle preferenze a lasciare eventuali nomi in campo. Nel Pd oltre a Bonaccini (che supera in preferenze le 106mila di Carlo Calenda in Emilia 2019) a  scrutinio inoltrato sembrava sicuro Alessandro Zan, in lotta Alessandra Moretti, Elisabetta Gualmini e Annalisa Corrado, più indietro Giuditta Pini: 4 donne per 2 o 3 posti.

In FdI Stefano Cavedagna in rampa di lancio, così come Sabrina Pignedoli per l’M5S, Mimmo Lucano per i Verdi e Flavio Tosi per FI. Fra i big, risultati larghi per i leader Meloni e Tajani e il generale Vannacci (Lega).

Dalle città arriverà però lo sprint decisivo per la battaglia nelle torri di Kenzo Tange: mentre nel ferrarese i meloniani veleggiano al 35%, a Cesena il Pd si issa al 40%.

Bologna, in particolare, ha un risultato-monstre a sinistra: Pd al 41% e Verdi-Sinistra oltre il 12% (FdI al 20%), a Ravenna la forbice si riduce (38 Pd-26 FdI) mentre a Rimini (31,5 Fdi - 32,57 Pd) è testa a testa.

Nulla, dunque, è scontato anche in vista del voto autunnale per la Regione: questa bipolarizzazione ha sancito sì il risultato più importante di sempre della destra in questa regione, ma potrebbe anche puntellare la (ex) federazione post comunista più potente d’Europa.

L’Emilia-Romagna, intanto, si conferma la regione dove si vota di più, con un’affluenza del 59% circa alle europee, ma comunque in nettissimo calo, di circa otto punti percentuali, rispetto alle europee di cinque anni fa.

L’affluenza è stata più alta nei Comuni dove si è votato anche per le comunali, ma anche alle comunali l’affluenza è stata in calo: fra i Comuni chiamati alle urne, quello dove si è votato di più è stato Ferrara 67,57% (-3,93%).

Cali più marcati a Cesena (62,3%), Forlì (61,6%), Reggio Emilia (60,8%), Modena (62,3%).