Bologna, 10 giugno 2024 – Il Pd torna il primo partito in Emilia-Romagna: cinque anni fa lo storico sorpasso della Lega alle Europee (33,7% del Carroccio contro il 31,2% dem), nel 2022 il testa a testa nell’elezione che portò Giorgia Meloni a Palazzo Chigi (al Senato finì 27,7% Pd contro il 25% FdI) e ora la forbice aumenta.
A 4.522 sezioni scrutinate su 4.529 il Pd viaggia al 36,11%, FdI al 28,02%, il Movimento 5 Stelle al 7,17%, Lega al 6,48% e Alleanza Verdi-Sinistra al 6,53%, Forza Italia al 6,11% con Azione e Stati Uniti attorno al 3%.
Questo significa sicuramente un’elezione di Stefano Bonaccini, governatore in carica e dunque presto dimissionario, all’europarlamento e, quindi, l’apertura dei giochi per la successione in viale Aldo Moro.
Il centrodestra cinque anni fa aveva la maggioranza (44%, centrosinistra al 39% e grillini al 13%), mentre oggi un campo largo potrebbe riportare Pd e alleati davanti, 55 a 41. Michele De Pascale, sindaco di Ravenna Pd gradito ai grillini ma anche a imprenditori e moderati, potrebbe rappresentare la sintesi necessaria per difendere il ‘fortino’ contro una civica cattolica come la preside Elena Ugolini.
Sullo sfondo restano anche i nomi di Vincenzo Colla e Irene Priolo, nella giunta regionale uscente, per il centrosinistra, e di Tommaso Foti nel caso in cui FdI volesse optare per un candidato politico.
Con i trend ormai chiari, sarà la battaglia delle preferenze a lasciare eventuali nomi in campo. Nel Pd oltre a Bonaccini (che supera in preferenze le 106mila di Carlo Calenda in Emilia 2019) a scrutinio inoltrato sembrava sicuro Alessandro Zan, in lotta Alessandra Moretti, Elisabetta Gualmini e Annalisa Corrado, più indietro Giuditta Pini: 4 donne per 2 o 3 posti.
In FdI Stefano Cavedagna in rampa di lancio, così come Sabrina Pignedoli per l’M5S, Mimmo Lucano per i Verdi e Flavio Tosi per FI. Fra i big, risultati larghi per i leader Meloni e Tajani e il generale Vannacci (Lega).
Dalle città arriverà però lo sprint decisivo per la battaglia nelle torri di Kenzo Tange: mentre nel ferrarese i meloniani veleggiano al 35%, a Cesena il Pd si issa al 40%.
Bologna, in particolare, ha un risultato-monstre a sinistra: Pd al 41% e Verdi-Sinistra oltre il 12% (FdI al 20%), a Ravenna la forbice si riduce (38 Pd-26 FdI) mentre a Rimini (31,5 Fdi - 32,57 Pd) è testa a testa.
Nulla, dunque, è scontato anche in vista del voto autunnale per la Regione: questa bipolarizzazione ha sancito sì il risultato più importante di sempre della destra in questa regione, ma potrebbe anche puntellare la (ex) federazione post comunista più potente d’Europa.
L’Emilia-Romagna, intanto, si conferma la regione dove si vota di più, con un’affluenza del 59% circa alle europee, ma comunque in nettissimo calo, di circa otto punti percentuali, rispetto alle europee di cinque anni fa.
L’affluenza è stata più alta nei Comuni dove si è votato anche per le comunali, ma anche alle comunali l’affluenza è stata in calo: fra i Comuni chiamati alle urne, quello dove si è votato di più è stato Ferrara 67,57% (-3,93%).
Cali più marcati a Cesena (62,3%), Forlì (61,6%), Reggio Emilia (60,8%), Modena (62,3%).