Roma, 3 giugno 2024 – Teresa Bellanova è una delle punte di diamante di ‘Stati Uniti d’Europa’ nella circoscrizione meridionale. Ex ministra dell’Agricoltura nel Conte II, poi viceministra alle infrastrutture e ai trasporti con Draghi, Bellanova porta nella battaglia europea il piglio di una lunga militanza nel sindacato a difesa dei braccianti e dei lavoratori del manifatturiero.
Cosa dice agli elettori del Sud per chiederne il voto?
"Parla la mia storia sindacale, politica e istituzionale. Quindi dico: ecco, io sono questa. Continuerò a battermi per quello in cui ho sempre creduto: lavoro, politiche di sviluppo e agricoltura. Sono i temi che dovranno essere al centro non solo della mia agenda, ma dell’agenda del Parlamento europeo per i prossimi anni”.
Lei propone un commissario europeo al Mediterraneo. Di cosa si dovrebbe occupare? "L’approccio che l’Europa ha sull’immigrazione non è soddisfacente. In Italia poi c’è una strumentalizzazione sulla presenza dell’immigrato che viene presentato come quello che viene a toglierci lavoro o ci porta violenza. La verità è un’altra: c’è bisogno di affrontare una questione che non è più un’emergenza ma riguarderà i prossimi anni del nostro continente. Per quanto riguarda l’Italia, infine, va fatta un’operazione-verità: se accogliamo gli immigrati non è perché facciamo carità o beneficenza, li accogliamo perché ne abbiamo bisogno come ha detto Banca d’Italia”. Renzi propone, invece di un’alleanza Ursula, una coalizione Mario, inteso come Draghi.
"Una personalità come Draghi darebbe un grande slancio al nostro Paese e rappresenterebbe al meglio l’Europa”.
Come Stati uniti d’Europa siete contro la destra sovranista e la sinistra massimalista. Quindi nessun paletto a Meloni o Tajani per un’alleanza?
"Da quello che leggo, mi pare che la Meloni si sia accasata abbondantemente dalle parti della Le Pen e di Vox. Non credo che sia a portata di mano una possibile intesa”.
E con Forza Italia?
"Si potrebbero stabilire punti di contatto se FI rientra nel perimetro di quelli che lavorano, come noi, al rilancio dell’Europa su basi nuove”.
Con Calenda, invece, discorso chiuso o le porte sono ancora aperte?
"Guardi, Calenda ha commesso due errori: il primo, rompere il terzo polo, il secondo impedire la costruzione di una lista unitaria per le Europee. Sento in lui ancora tanto rancore e dispetto, ma spero che dopo l’8 e 9 giugno recuperi un poco di sobrietà. C’è troppo testosterone in giro, e non solo dalle parti di Azione".
Il Pnrr si conclude nel 2026. È necessario prolungarlo?
"A livello europeo non bisogna immaginare il Next Generation EU come un’esperienza ad esaurimento, ma come un piano stabile. Bisogna puntare a un debito comune europeo finalizzato a investimenti, innovazione e ricerca. Nella prossima legislatura si riscriverà la politica agricola comunitaria e penso che l’Italia debba uscire da slogan vuoti e misurarsi con le esigenze reali della filiera agroalimentare per rafforzare la presenza dei nostri prodotti sul mercato”.