Roma, 10 giugno 2024 – La domanda che nessuno ha il coraggio di fare tra le file del Movimento 5Stelle è se, fatti i conti con i primi exit poll, sia davvero convenuta questa guerra interna più o meno dichiarata con il Partito Democratico. La linea di Giuseppe Conte era infatti parsa chiara finora, seppure mai esplicitata a chiare lettere: erodere terreno ai dem, attaccandoli da sinistra. E dunque che fine ha fatto quel terreno conteso? Con un Movimento 5 Stelle inchiodato sul 10,4% e un Pd che rischia di veleggiare verso il 25%, qualcosa, è andato storto. Complice pure un’Alleanza Verdi e Sinistra che pensava di lottare per la sopravvivenza e invece supera in scioltezza le forche caudine delle 4%. Un’altra bandierina ben piantata a sinistra, un altro pezzo di elettorato che non ha ceduto alle lusinghe pacifiste grilline, un pezzo di bottino accarezzato per mesi e non incassato dai grillini.
Da qui l’evidente malessere. Nel quartier generale del Movimento le bocche ieri sera sono rimaste cucite. "Non si commentano gli exit poll", ripetono i più come un mantra. Pur sapendo benissimo che in fondo, per rosea che vada, un’analisi della sconfitta questa volta andrà fatta. "Parlerà Conte" alzano le mani maggiorenti, prime linee e fanti semplici. Intanto a tenere banco c’è il buon risultato di Cagliari, certo. L’effetto Todde non si è fermato, e dopo la Regione, il centrosinistra a trazione pentastellata ora veleggia sul comune capoluogo con una vittoria facile al primo turno di Massimo Zedda. E c’è il buon risultato di Bari, dove Michele Laforgia, sostenuto dal M5S, si è difeso con un risultato superiore al 20% e ha tenuto alta la bandiera gialla.
Ma sono brillantini, non certo stelle, e lo sguardo panoramico restituisce invece un Movimento spento, con le sue stelle fulminate o intermittenti, soprattutto al sud – territorio d’elezione –, dove la forte astensione dal voto ha penalizzato soprattutto il partito di Conte. Lo ammette Mariolina Castellone, vicepresidente grillina in Sento, tra le poche a parlare dal salotto televisivo di Vespa. E se da un lato mette le mani avanti ("Dobbiamo capire meglio i dati"), dall’altro non può fare a meno di tirare in ballo il sud, fino ad ora granaio di voti pentastellati: "Il Sud è andato a votare poco, ci penalizza ed è triste che la gente non abbia capito l’importanza del voto. Ma la colpa è del disinteresse del governo".
Qualcuno silenziosamente rimpiange quei voti sovranisti e antieuropeisti che gonfiarono le vele del M5S ai tempi dell’accordo con Farage e che oggi hanno salvato la Lega dal tracollo. "Potevamo tenerceli noi", dice un deputato a mezza bocca. Poi mette le mani avanti: "Sto scherzando. E comunque siamo a taccuini chiusi. Parla Conte". E Conte, alle due inoltrate, parla: "Prendiamo atto del risultato molto deludente, ma la valutazione dei cittadini è insindacabile" perciò "avvieremo una riflessione interna".