Roma, 8 giugno 2024 – Solo il 41% dei cittadini europei – dice l’Eurobarometro della Commissione Ue – ha del Parlamento di Strasburgo una visione positiva. Percentuale che in Italia sale fino al 45%. Eppure solo il 47% degli italiani crede sia importante recarsi alle urne, contro il 53% del resto della Ue, e solo il 49% vota sempre, contro il 58% della media Ue.
Paolo Feltrin, politologo dell’università di Trieste, tra gli autori del Libro bianco sull’astensionismo. Anche la premier Giorgia Meloni si è detta preoccupata per il non voto. Che ne pensa?
"Tutti i partiti temono l’astensionismo. Nessuno è così sicuro di sé dal dire: i miei votano, gli altri si astengono. Ma nessuno fa nulla per invertire la china".
Analizziamo questa china: siamo più europeisti degli altri, ma non chiedeteci di votar e…
"Siamo europeisti retorici".
Ovvero?
Parliamo bene del Parlamento europeo a priori, senza sapere cosa sia. Gli altri europei sanno che quella di Strasburgo è solo un’assemblea rappresentativa, che non può proporre leggi né approvarle. Dunque ne hanno un giudizio minore del nostro".
Però poi loro votano. Noi no.
"C’è dell’altro. Il Barometro dice che il 58% degli italiani non vota per impedimenti pratici e solo il 28% per motivi ideologici".
Non sente puzza di scusa?
"Non del tutto. Le risposte dicono: ero altrove nel 20% dei casi; malato per il 23%, al lavoro (13%), a un evento familiare (12%). È un astensionismo intermittente e non radicato".
Le ragioni?
"Intanto si vota troppo spesso. Si è votato già 5 volte da inizio anno. La gente nel frattempo ha una vita: programma le ferie, si ammala, prende impegni. Le faccio un esempio. Questo weekend in Val di Zoldo si tiene la Dolomiti Extreme Trail. Un evento di resistenza in montagna. La gente si prepara da un anno".
Fermi tutti…
"Beh, ci sono 1.700 iscritti e la gara dura tre giorni. Ciascun partecipante porta in media due persone… Risultato: oggi e domani in Val di Zoldo ci saranno almeno 5.100 astensionisti. Moltiplichi per gli eventi pubblici o privati che accadono ogni weekend in tutta Italia e ci aggiunga le malattie, gli anziani con difficoltà di movimento. Ecco l’astensionismo intermittente. Tutta gente che non è contraria a priori al voto. Semplicemente è altrove, anche se magari ha un’idea politica chiara.
Cosa fanno negli altri Paesi?
"In Germania alle ultime europee il 49% ha votato per corrispondenza. Poi c’è il voto anticipato: vado in comune una settimana prima, voto, poi parto".
Come la mettiamo coi brogli?
"Indubbiamente ci sono dei rischi. Ma credo sia utile un’analisi costi benefici prima di derubricare la proposta: vedrà che prevarrebbero i secondi".
Quest’anno però è stato introdotto il voto per gli studenti fuorisede e non pare abbia funzionato. Ha visto?
"Ma ci credo! Bisognava iscriversi un mucchio di tempo prima, con una procedura macchinosissima. Non è certo questo il modo per far aumentare i votanti. Già negli Usa ci si iscrive al voto, con esiti disastrosi...".
Altre soluzioni?
"L’Estonia vota con lo smartphone dal 2005. Il primo anno non lo usò nessuno. Alle ultime elezioni il metodo è stato scelto dal 60% degli elettori. Voti da ovunque ti trovi, e puoi pure cambiare idea fino alle 23".
Non ha paura degli hacker?
"Abbia pazienza: oggi con il cellulare ciascuno di noi movimenta cifre di denaro anche ingenti, dialoga con la pubblica amministrazione, consulta e conserva documenti importanti. Perché il voto sarebbe un problema?"
Dunque, per concludere: aumentare le modalità di voto contrasta l’astensionismo.
"O perlomeno lo riduce. Se incidessimo anche solo sull’astensionismo da impedimento sarebbe un ottimo risultato. E aggiungo un ultimo ingrediente".
Avanti.
"Liberiamo il voto dalla burocrazia inutile: a che serve la tessera elettorale? Bastano un documento e la lista dei votanti al seggio. Se ci sei voti, se non ci sei non voti. Facile, no?"