Roma, 17 agosto 2022 - "E ora che si fa?". "Si va alla Dabbe". "Eh no, casomai al Macchia Nera". Eccoli lì, Enrico Letta e Nicola Fratoianni dopo che Carlo Calenda se n’è andato infuriato perché non ha gradito l’arrivo di Sinistra Italiana e Verdi nella grande alleanza tessuta dal segretario Dem. "Un’ammucchiata", ha sbuffato il leader di Azione davanti alla telecamera di Lucia Annunziata. E loro? Si sono ritrovati. Divisi. Come sempre. Il primo pronto a rifugiarsi nella storica birreria-pizzeria dietro a Corso Italia a Pisa in cui andava da giovane promessa della politica italiana. L’altro intenzionato a riportare la sinistra a quel centro sociale in cui ha cominciato a muovere i primi passi. Eh già. Perché, alla fine, l’unico punto in comune tra i due resta la città in cui sono cresciuti: Pisa. Poi, per il resto niente. Uno governativo, l’altro rivoluzionario. Eccoli lì, Enrico e Nicola. La strana coppia di questa stramba estate elettorale. Uno perfettino, l’altro tutto stropicciato quasi si fosse appena alzato dal letto. Enrico con la camicia oxford, button down, stirata e inamidata a regola d’arte. Nicola in t-shirt con l’effigie del Che (unica eccezione il tight con papillon, indossato nel 2009 a Foligno, per il matrimonio con Elisabetta Piccolotti).
Uno cattolico, l’altro ateo. Uno abituato a frequentare le stanze del potere sin da ragazzino al fianco dello zio, il leggendario Gianni (vera ‘’eminenza’’ della politica italiana dopo il Divo Giulio), l’altro allevato a comunismo e cortei. Sempre su fronti opposti. In tutto. Anche sul piano calcistico: Enrico per il Milan, Nicola per l’Inter. Un destino segnato, il loro. Sin da quando erano ragazzi. Mentre, infatti, Enrico studiava al liceo classico ‘Galilei’ di Pisa e al sabato andava al Movimento Studenti dell’Azione Cattolica in San Frediano, Nicola (di qualche anno più giovane) si è formato tra i banchi del liceo scientifico sperimentale “Buonarroti“ (un edificio avveniristico nella Pisa degli anni Ottanta che ora casca a pezzi). E' lì che muove i primi passi e anima le ‘’okkupazioni’’ (contro l’ora di religione o contro la ministra Franca Falcucci). Sono i primi anni Novanta. Ed Enrico già frequenta le stanze dell’Arel di Beniamino Andreatta.
Il giovane Letta, con un colpo di mano, s’inventa la regola del doppio mandato (antesignano del diktat imposto ai 5 Stelle da Beppe “Mao” Grillo) che stoppa i consiglieri uscenti della Dc. Così, insieme ad una pattuglia di ragazzi (tra cui Simone Guerrini, oggi a capo della segreteria di Mattarella al Quirinale) entra nel consiglio comunale di Pisa. Sono anni effervescenti. La politica è totalizzante. Sotto la Torre arrivano Giulio Andreotti, il cancelliere Helmut Kohl, il primo ministro olandese Ruud Lubbers e il premier belga Wilfried Martens. E, mentre sfida gli amici di sempre a Risiko o subbuteo, Enrico si fa eleggere presidente dei giovani democristiani europei. Intanto Fratoianni si diploma e comincia a muovere i primi passi nella segreteria di Rifondazione Comunista. E qui s’incrociano senza saperlo. Ma è solo uno strano gioco del destino. Nulla più. In quegli anni Rifondazione ha sede al piano terra di un palazzo di via San Giuseppe (non molto distante dalla Scuola Normale e da Piazza dei Miracoli). Lo stesso edificio in cui va ad abitare, da neo sposo, Letta. Si sfiorano solo. Perché, poi, uno diventa ministro (alle Politiche Comunitarie nel primo governo D’Alema) e l’altro va contestare, con Casarini & I Dissobedienti, i Grandi della Terra al G8. Enrico e Nicola, sempre distanti. Come il giorno e la notte, appunto. Ma ora si ritrovano insieme. Costretti dalle “convergenze parallele“. Nonostante la profonda divergenza su Draghi. Enrico è il principale supporter dell’agenda dell’ex presidente della Bce, Nicola invece non ne vuol proprio sentir parlare. Non per nulla, nel 2015, era a Francoforte con migliaia di giovani europei a contestare il nuovo grattacielo della Bce. Ecco perché Carlo Calenda continua a ripetere che l’unico alleato che poteva avere era Enrico. Già. Ma, forse, è tutto solo l’illusione di una stramba estate elettorale. E, stai a vedere che ha ragione Dario Danti, eclettico assessore alla cultura di Volterra, da sempre amico di Fratoianni: "Enrico e Nicola si sono incontrati a Roma e oggi sono molto più vicini di un tempo". Almeno fino al 26 settembre. Poi chissà.