Domenica 22 Dicembre 2024
MARCELLA COCCHI
Elezioni

Il centrodestra cresce, Meloni in luna di miele. Sorpasso di FI sulla Lega

L’elettorato conferma la fiducia alla premier. Balzo in avanti rispetto al 2022. Premiata la linea moderata di Tajani. Vannacci (eletto) non aiuta il Carroccio

Roma, 10 giugno 2024 – Il vento non ha girato, quasi due anni dopo. La maggioranza di centrodestra aumenta i consensi. Politiche 2022: sfiorato il 44% di coalizione. Europee 2024: oltre il 46%, stando ai risultati provvisori. La luna di miele con gli elettori della candidata Giorgia, e del suo governo, non è finita. "Gli italiani sono dalla nostra parte", ha esultato Meloni nella notte.

Era stata proprio la premier a trasformare queste elezioni in un referendum tra due idee di Europa e in un test per sé e i suoi alleati. Ecco perché ha senso fare questo paragone, nonostante alle europee, come è noto, ci sia il proporzionale, i principali ’azionisti’ del governo siedano in schieramenti diversi a Strasburgo (FdI in ECR, FI nel PPE, la Lega in ID) e una riproposizione di un centrodestra all’italiana su scala Ue, per ora, sia solo nei sogni di Meloni e di una Marine Le Pen al trionfo in Francia.

Meloni, questa per me notte ancora più bella di due anni fa (Ansa)
Meloni, questa per me notte ancora più bella di due anni fa (Ansa)

I Fratelli d’Italia, che sono passati dal 3,7 al 26% in meno di 10 anni (doppiando il massimo mai raggiunto da un partito della destra italiana: quel 15% di An del 1996), partivano però da un timido 6,5% alle scorse europee 2019. Da questo punto di vista il balzo in avanti c’è stato. E anche rispetto alle politiche pare esserci. FdI è dato al 28,9%. "Datemi forza", aveva chiesto la premier in uno dei suoi ultimi appelli pre elettorali. Ma è innegabile che a tenere banco per tutta la campagna elettorale sia stato soprattutto il duello per il secondo posto nella coalizione tra Forza Italia e Lega, con tanto di rispettive stoccate tra Antonio Tajani e Matteo Salvini.

Un derby tra due partiti orfani, anche se in modo diverso, della propria leadership storica. Gli azzurri, perché il "meno male che Silvio c’è" non è mai venuto meno, idealmente, nemmeno dopo la scomparsa di Berlusconi, come si è visto anche dai manifesti elettorali con Antonio&Silvio mano nella mano. Il secondo, il Carroccio, perché il fondatore Umberto Bossi ha tirato un siluro a Salvini alla vigilia delle urne, facendo sapere che lui avrebbe votato FI piuttosto che la nuova Lega del generale Vannacci e della invocata ’X’ (nel senso di Decima Mas) da apporre sulla scheda elettorale. Un po’ troppo per le camicie verdi dei tempi che furono. Fatto sta che, dopo tanto punzecchiarsi a vicenda, dalle armi da usare contro la Russia ai migranti, dall’accettazione della "sovranità europea" al ridimensionamento del superbonus, Tajani stacca Salvini. FI, data al 9,2%, è vicina al suo obiettivo del 10%. Meglio rispetto agli ultimi dati di Berlusconi (8,8 europee, 8,1% politiche). Vince la linea moderata di Tajani: "Ci davano per morti – si è inorgoglito il ministro degli Esteri – siamo vivi e vegeti".

La Lega si attesta sull’8,5%. Un altro mondo rispetto al record del 34,4% del 2019, ma in calo anche rispetto all’8,8 delle politiche. Nelle prossime ore si capirà meglio se, come sembra, sia andato a vuoto l’effetto traino – tra sovranisti e nostalgici post fascisti – del generale del ’Mondo al contrario’. Roberto Vannacci, eletto, se l’è presa così con Bossi: "Cambiare idea all’ultimo è poco leale".

Se i risultati di FI e Lega saranno questi, bisognerà capire come potrebbero cambiare alcuni equilibri dentro al governo.