Roma, 25 maggio 2024 – Sul concetto di fondo Giuseppe Conte, presidente del M5S, non ha dubbi: "Noi siamo quelli che vogliono più Europa e non meno". Ma il punto, spiega l’ex premier, è "che tipo di Europa vogliamo". E qui sciorina le differenze: "La nostra Europa non è quella della corsa al riarmo o della transizione militare. Noi siamo per gli investimenti nel verde, per la pace, per la sfida dell’Ai e della robotica".
Certo, la critica riguarda una commissione Von der Leyen che pure Conte, da presidente del Consiglio, aveva appoggiato, e così avevano fatto pure gli europarlamentari Cinquestelle. Ma il giudizio su di lei, spiega Conte, è diviso in due: "Sul green deal e sulle politiche del lavoro ha lavorato benissimo. Le delusioni sono arrivate nell’ultima parte del percorso".
Destinazione Europa, lo speciale di QN
E Mario Draghi come sarebbe? Sull’uomo con cui ha fatto il passaggio della campanella, l’ex premier glissa: "Non è ora il momento dei nomi, prima serve capire quale sarà la nuova maggioranza di Strasburgo". Dunque, due indicazioni strategiche: "Noi non andiamo d’accordo con le forze reazionarie, populiste e nazionaliste. Perciò è naturale guardare ai socialisti, ribadendo un dialogo che già esiste a livello nazionale". Dialogo – quello con il Pd – che pure non sempre è risultato agevole. "Ma io dico sempre che più che pensare al dialogo dobbiamo pensare a cosa dirci". E fa l’esempio di chi si vanta di mandare i figli alla scuola inglese. "Sì, ma poi, in inglese, tuo figlio sa cosa dire?".
Dunque, fuor di metafora: "A mio avviso le forse politiche progressiste, in Italia come in Europa, devono dialogare sulla base di temi concreti e di una definizione chiara del progetto di governo che proponiamo agli elettori". Ed è l’unico modo, chiarisce Conte, "per recuperare il consenso di chi oggi non vota più". Elly Schlein? "Incarna le aspettative di una comunità, quella di una parte degli elettori Pd, che non si trovava più ad essere rappresentata. Il suo problema – è l’analisi dell’ex presidente del Consiglio – è portare avanti quelle aspettative lavorando con un apparato interno al partito che non l’ha scelta né votata". Ma un dialogo è possibile: "Il Pd faccia con noi la battaglia sulla sanità, sul salario minimo, sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità salariale: su questi temi ci siamo".
Tornando alle Europee, il modello delle auto-candidature pare calante. "Noi come sempre chiediamo agli iscritti che lo ritengono di candidarsi – chiarisce Conte – ne vagliamo curriculum e casellario giudiziario, li sottoponiamo al voto delle Parlamentarie". Poi, "come ho fatto alle Politiche e come già aveva fatto Di Maio alle ultime Europee, mi sono preso la responsabilità di indicare alcune personalità di alto profilo: Tridico, Morace, Biggeri, Antoci, repuntando possano darci valore aggiunto".
Sul Superbonus, oggi accusato di aver sfasciato i conti dello Stato, Giuseppe Conte si è pentito? "Vorrei essere chiaro una volta per tutte – tuona il leader 5Stelle –. Il Superbonus noi lo abbiamo presentato a giugno 2020, chiarendo che non sarebbe durato per sempre al 110%, e si sarebbe dovuto ridimensionare al 90, all’80, al 70. Il decreto attuativo è arrivato a ottobre del 2020, poi a febbraio io sono andato via. Ci sono stati 15 mesi di governo Draghi e 19 di Meloni, con Giancarlo Giorgetti ministro in entrambi i casi. Dunque la smettano di dare la colpa agli altri e si assumano le loro responsabilità. E, in più, oltre a fornire ogni giorno voci di spesa diverse, chiariscano anche i vantaggi economici che quella norma ha portato".