L’indice di gradimento di politici, influencer e intellettuali su internet viene in buona parte misurato sulla base dei follower che hanno le loro pagine. Benché un indice numerico sembri un valido indicatore, in realtà non è così affidabile. In tutti i social media, infatti, i seguaci si possono comprare, creare, inventare o spostare. E ci sono decine di servizi a pagamento pronti a farlo.
Secondo un’analisi effettuale tramite il software SparkToro, il 5-30 per cento di tutti gli account Twitter sono falsi. Sono, cioè, “bot, account di spam, utenti inattivi, propaganda o altri utenti non coinvolti/non reali”. Diverse ricerche accademiche hanno rivelato scenari simili anche su Facebook e Instagram.
Un’altra analisi dello stesso tipo, condotta nel 2019, concludeva che circa il 60 per cento dei follower su Twitter di Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Pietro Grasso erano falsi. Lo stesso anno i giornalisti d’inchiesta di Report avevano svelato che circa un terzo dei seguaci di Giorgia Meloni erano in condivisione con alcune altre pagine ed erano quindi presumibilmente stati comprati.
Durante una campagna elettorale questi account sono usati per mettere in atto veri e propri attacchi agli avversari: una strategia che è stata documentata sia durante il referendum per la Brexit che durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2016. Questo uso propagandistico degli account falsi può inficiare persino l’esito di un’elezione e viene considerata, in alcuni Paesi, questione di sicurezza nazionale.
Quanto costa comprare follower
La Nato – l’alleanza militare che riunisce Stati Uniti, Canada e 28 Paesi europei – ha condotto un’analisi approfondita sul fenomeno e ha scoperto che l’acquisto di follower non è difficile, né particolarmente costoso. I ricercatori hanno acquistato il traffico da undici aziende russe, due tedesche, una polacca, una francese e una italiana. Quelle europee, scrivono, “sono più costose di quelle russe ma spesso meno affidabili”, mentre “gli acquirenti vanno dai singoli individui alle aziende, fino agli attori di livello statale".
Gli analisti della Nato hanno scoperto che con un budget di circa 300 euro è possibile comprare un totale di 5.100 follower, 3.530 commenti, 25.750 “mi piace” e 20mila visualizzazioni. Se una pagina volesse limitarsi a comprare dei follower, con un investimento di soli 10 euro sarebbe possibile ottenere 990 follower su Facebook oppure 2.439 su Twitter, 3.846 su Instagram o 458 su YouTube.
Il problema, inoltre, è che spesso le piattaforme non sono in grado di identificare e rimuovere efficacemente gli account falsi. Molti degli utenti comprati dalla Nato nel corso dell’esperimento, “sono stati utilizzati anche per fornire engagement che altri clienti hanno acquistato, e gli account non autentici sono rimasti attivi” per più di 6 settimane.
Un pericolo per la democrazia
In questo contesto, scrivono i ricercatori, “l'autoregolamentazione non funziona”. “Siamo stati in grado di acquistare facilmente più di 54.000 interazioni non autentiche sui social media con poca o nessuna resistenza. L'industria della manipolazione cresce di anno in anno e non vediamo segnali che indichino che la manipolazione diffusa sui social media stia diventando sostanzialmente più costosa o più difficile”.
Benché il 90 per cento delle interazioni sui social media venga acquistato per motivi commerciali, la compravendita ha spesso scopi politici, talvolta pericolosi. Come si legge nelle conclusioni dello studio della Nato, “le nuove tecnologie possono essere utilizzate, in particolare attraverso i social media, per diffondere la disinformazione su una scala e con una velocità e precisione di targeting senza precedenti, creando sfere di informazione personalizzate e diventando potenti camere dell'eco per le campagne di disinformazione. Le campagne di disinformazione online di massa sono ampiamente utilizzate da una serie di attori nazionali e stranieri per seminare sfiducia e creare tensioni sociali, con gravi conseguenze potenziali per la nostra sicurezza”.