Mercoledì 15 Gennaio 2025
ANTONELLA COPPARI
Elezioni

Elezioni 2022, quali sono i seggi contendibili: chi se la gioca nei collegi

Le mancate alleanze con Cinque stelle e Terzo Polo affievoliscono le speranze del Pd all’uninominale Ma al Nazareno giurano: 60 candidati in corsa

Enrico Letta a una manifestazione elettorale a Cagliari (Ansa)

Roma - Collegi contendibili, anzi nemmeno. Che si "possono rendere" contendibili, come ha detto Enrico Letta. Difficile tradurre in italiano corrente, ancora più complicato capire se c’è un fondo di realtà oppure se è solo un tentativo un po’ disperato di rendere utile il voto. Se si dà retta alle teste d’uovo del Nazareno, esistono e sono parecchi: 60 sulla carta. Ad approfondire, il quadro si complica e più che di politica sembra trattarsi di fisica nucleare. "Non si può dire quale sia il numero esatto – spiega il politologo Salvatore Vassallo, direttore dell’Istituto Cattaneo – Le nostre analisi e quelle di altri istituti generano stime ovviamente imprecise della distanza che ci si può aspettare, con i dati disponibili oggi, tra centrodestra e centrosinistra in ciascun collegio. Se si assume che sia possibile recuperare un gap di 5 punti percentuali i seggi contendibili, tra Camera e Senato, sono circa 30. Se si ritiene che una campagna efficace possa ridurre un gap di 10 punti, diventano quasi il doppio". Già, ma quella ’distanza’ come viene calcolata? "La nostra base di riferimento – continua Vassallo – è costituita da un lato dalla media dei sondaggi pubblicati nell’ultimo mese, dall’altro dai risultati delle Europee, che costituiscono il miglior indicatore possibile per quanto riguarda la distribuzione territoriale del voto".

Ora, se tra la coalizione del Pd e quella di centrodestra lo scarto fosse di venti punti sull’intero territorio nazionale, quel divario non sarebbe riapplicabile su tutti i singoli collegi. Ci sono le roccaforti dell’uno e dell’altro, i collegi dove i terzi e quarti incomodi – M5s e terzo Polo – sono più o meno insidiosi per il Pd. Ecco perché la stima va fatta collegio per collegio, ma è evidente che quelli in cui il Pd può pensare di ribaltare i pronostici non possono essere troppi, altrimenti non si spiegherebbe il dato nazionale. Ad essere ottimisti, gli uninominali in cui non tutte le speranze sono perdute possono essere una ventina alla Camera (da aggiungere agli 11 considerati certi). Partiranno certo con l’handicap, ma si possono giocare un seggio con il rivale di destra Stefano Ceccanti a Pisa (avversario Edoardo Ziello), Bruno Tabacci a Milano contro Andrea Mandelli, Vincenzo Spadafora a Casoria contro Monica Maisto, Andrea Gnassi a Rimini contro Jacopo Morrone, Enzo Foschi a Roma contro Simonetta Matone o ancora Tommaso Nannicini a Prato nel duello con Erica Mazzetti. Per quanto riguarda il Senato, una decina sono i collegi contendibili: ha chance a Modena Vincenza Rando nella sfida con Enrico Aimi, a Roma Monica Cirinnà contro Ester Mieli, a Sassari Gavino Manca contro Marcello Pera, a Livorno Andrea Marcucci nel duello con Manfredi Potenti e a Cagliari Maria Del Zompo contro Antonella Zedda.

Calcoli comunque rosei. Prima di tutto perchè affrontare divisi in tre e qualche volta in quattro liste ( in alcune realtà come Torino e Napoli Unione popolare non sarà una presenza trascurabile) una coalizione unita è un’impresa improba. Poi a causa dell’ascesa dei 5stelle. I sondaggi li accreditano di percentuali di tutto rispetto, non uniformemente distribuite sul territorio nazionale bensì, disaggregando i dati, sarebbero molto più alte al Sud dove, secondo alcune rilevazioni, M5s supererebbe di almeno 4 punti il Pd. A un passo dalle urne, nessuno vuole darsi la zappa sui piedi criticando il segretario, ma dietro le quinte sono in molti a mangiarsi le mani per la mancata alleanza con il Movimento che renderebbe oggi contendibili sul serio molti collegi. O, se proprio si voleva bocciare l’intesa con Conte, per quella con il terzo Polo, che avrebbe aiutato. Da soli o giù di lì contro tutti appare una missione quasi impossibile.