Roma, 2 giugno 2024 – Il caso Regeni irrompe nella campagna elettorale: Roma sapeva che era vivo. Secondo alcuni la rivelazione fatta da Report potrebbe colpire politicamente Matteo Renzi, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio, che disse in audizione alla commissione parlamentare sul caso Regeni di essere stato personalmente informato solo il 31 gennaio 2016. Qualcuno lo vuole mettere in difficoltà con le rivelazioni di una italiana che lavorava al Cairo?
La donna si chiama Zena Spinelli, un’esperta di pubbliche relazioni che aveva buone fonti anche nel governo egiziano e nei servizi e che sarebbe stata interessata da Gennaro Gervasio, allora docente alla British University del Cairo, che era la persona che Regeni avrebbe dovuto incontrare. Spinelli avrebbe contattato le sue fonti, in particolare Ayman Rashed, assistente del ministro della giustizia egiziano, che dal 26 avrebbe iniziato ad occuparsi della cosa e quindi il 29 gennaio, avrebbe inviato sul telefonino un messaggio nel quale in maniera sibillina si diceva, in inglese, "We don’t have him, but he’s still alive…" (noi non lo abbiamo ma è ancora vivo)..
Della cosa Spinelli avrebbe interessato i servizi italiani, come ha riferito a Report una fonte che all’epoca lavorava con la nostra ambasciata. "Mi fece vedere – ha detto la fonte al programma di Ranucci – il WhatsApp dove lui dice: noi non ce l’abbiamo però è ancora vivo…". Il messaggio non è stato trovato perché, dice il testimone, Spinelli ha cancellato tutto: le sue interlocuzioni con l’Aise e quella con Rashed, ma il testimone ha messo a verbale che l’aveva letto.
Come questo possa danneggiare Renzi è poco chiaro, dato che l’allora ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari ha detto e ribadito che già il 25 gennaio sera "a seguito della telefonata di Gervasio, contattai immediatamente il responsabile del nostro ufficio di intelligence in ambasciata". Massari dall’indomani si è quindi attivato in ogni modo con le fonti governative egiziane e ha sottolineato che "naturalmente di tutte queste azioni sulle autorità egiziane ho tenuto costantemente informate le nostre autorità a Roma, in particolare la Farnesina e la Presidenza del Consiglio”.
"Sin dal 26 gennaio l’intera ambasciata si attivò e naturalmente informammo di tutti i passi le competenti amministrazioni a Roma", ha confermato l’allora primo segretario Davide Bonvicini. "Dal 26 gennaio – ha assicurato l’ambasciatore Michele Valensise, già segretario generale della Farnesina – tutti i terminali erano informati". A Roma quindi sapevano della scomparsa di Regeni e del disperato tentativo dell’Ambasciata di far luce, ma secondo la tesi di Report, sapevano anche che Regeni era vivo. Ammesso e non concesso che questo sia vero e che avrebbe potuto aiutarlo a uscire dalle grinfie del regime, ci vorrebbero le prove, però.