Roma - "Stop al canone Rai". Nei suoi 25 minuti di intervento dal palco di Piazza del Popolo, dove gli alleati di centrodestra chiudono la campagna elettorale, Matteo Salvini alza la posta e chiede ''la cancellazione del canone Rai'', un passaggio salutato dal boato della piazza e da centinaia di cartelli ''stop canone''. "Via il canone Rai dalla bolletta e dalle tasse dei cittadini italiani. Se Fazio vuole fare i comizi, se li paga di tasca sua", dice il leader della Lega che nel tono e nei messaggi ricorda molto quello sentito e visto settimana scorsa a Pontida. E' il Matteo "barricadero" che rispolvera l'anima antica del movimento perché, in fondo, l'equazione è lì da vedere: Rai uguale Roma e il richiamo è quello del "Roma ladrona" di bossiana memoria. E pazienza se nelle stanze di viale Mazzini negli ultimi anni si sono alternati molti dirigenti e politici di area leghista. La strategia di Matteo è fin troppo chiara in questo finale di campagna elettorale dove i sondaggi danno la Lega in affanno: serve tornare a parlare alla pancia dell'elettorato: "Basta col dazio dei 90 euro di canone Rai", attacca. E ancora: "Basta il canone pagato per far fare comizi a pseudo intellettuali di sinistra". E' l'ultima mossa di Matteo, che in fondo sembra volersi ispirare a un predecessore illustre, Silvio Berlusconi, che nelle elezioni politiche del 2006 – si votava con il Porcellum – fu protagonista di una clamorosa "remuntada" della Casa delle Libertà sull'Unione di Romano Prodi promettendo all'ultimo l'abolizione dell'Ici, lodiata tassa sulla prima casa.