Venerdì 22 Novembre 2024
MONICA GUZZI
Elezioni

Cacciari sferza i partiti: "Miopi e impotenti di fronte a guerra e crisi"

Rinnegato dal centrosinistra per le sue posizioni sul Green pass il filosofo è sempre più pessimista sul futuro del Paese "Le elezioni del 25 settembre? La conclusione di un declino ventennale"

Massimo Cacciari,  78 anni

Massimo Cacciari, 78 anni

"In questa campagna elettorale la questione geopolitica viene affrontata in un modo solo: guardando a come varia di giorno in giorno il prezzo del gas. Siamo di fronte a una politica miope, fatta di slogan, alla quale per ora non vedo alternative".

Massimo Cacciari è sempre più pessimista sul futuro del Paese. Per il filosofo ribelle del centrosinistra (rinnegato dai suoi soprattutto per le posizioni contro il governo Draghi e il Green pass) siamo davanti a una svolta nella storia della politica italiana.

Perché non ritiene la politica all’altezza delle imminenti votazioni?

"Il voto del 25 settembre è la conclusione di una crisi ventennale in cui il Parlamento ha dimostrato di non saper formare da sé dei governi adeguati, anni in cui il presidente della Repubblica è intervenuto continuamente per risolvere problemi che il Parlamento non era in grado di risolvere. Viviamo in una crisi ormai evidente di sistema politico. Le forze politiche però non ne discutono e viene affrontata in modo dilettantistico, occasionale e marginale".

Lei parla di crisi di sistema.

"È palese l’impotenza del Parlamento ad affrontare le questioni vitali, la conseguenza è un presidenzialismo surrettizio".

Come se ne esce?

"È necessario fare un lungo ragionamento di ordine storico e concettuale e affrontare la questione non come una partita di calcio".

Riformare l’Italia senza i padri fondatori e senza il clima costituente del Dopoguerra?

"Non mi pongo neanche più la questione dell’apertura di una fase costituente, mi accontenterei di una riflessione critica e autocritica su come si è arrivati a questa situazione".

Si riferisce alla svolta a destra?

"È incredibile che gli eredi di tanta cultura cattolica e di sinistra non riflettano sull’ipotesi di avere domani un governo di destra con una leader come la Meloni. Siamo di fronte a una discontinuità netta. Quindi mi accontenterei che le questioni vengano affrontate con franchezza, parlando di grandi processi storici, oggettivi. Vanno affrontate due questioni: la crisi di sistema e il salto d’epoca. E per ragionare in senso critico occorre collocare la situazione italiana nel panorama internazionale: la guerra, la crisi energetica per esempio".

Cosa che non avviene?

"Occorre affrontare insieme il contesto nazionale e globale, mentre oggi ogni giorno assistiamo solo ai proclami di Zelensky senza senso critico".

Sta per inaugurare il quinto anno della sua scuola di formazione politica a Cesano Maderno. Dalla Repubblica di Platone alla necessità di tornare a piantare il seme del pensiero critico il passo è breve. Cosa si aspetta?

"I giovani sono disorientati davanti a una classe politica che si è fermata a prescindere da ogni pensiero e da ogni competenza. Nel corso di formazione politica vorremmo affrontare i problemi che il Paese incontra senza ipocrisie e con grande franchezza, su base storica e scientifica. Il corso è rivolto a tutti coloro che vogliono partecipare davvero alle grandi trasformazioni che il Paese dovrà affrontare perché dopo la pandemia e dopo la guerra, sperando che questo “dopo la guerra” avvenga il più presto possibile , ci troveremo davvero in una situazione inedita. Per affrontare una novità di questo calibro è necessaria coscienza e conoscenza"

Ora la sfida anche a scuola è sul ritorno in presenza.

"È un’eredità del Covid, basti pensare al boom delle facoltà telematiche".

E questo è un altro tema, in qualche modo legato a quello della scarsa partecipazione alla politica e al voto, come dimostrato dalle ultime amministrative.

"Dove la politica va per conto proprio, mossa dalle istanze di un potere miope, questi sono i risultati".