Venerdì 22 Novembre 2024
SANDRO NERI
Elezioni

All’esame di Cernobbio. "Niente bla bla, solo fatti. Meloni? È concreta"

I partiti si confrontano con il gotha dell’economia: riflettori sulla leader di FdI. Clima di attesa: giudicheremo i risultati. Salvini sfodera le slide (e Giorgia ride)

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (ANSA)

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (ANSA)

Roma, 5 settembre 2022 -  Ha gioco facile, Carlo Calenda, quando, pochi minuti prima del confronto, ironizza: "Poi me lo fai conoscere questo imprenditore che pensa che la continuità con Draghi sia una che non ha mai votato Draghi. È un imprenditore confuso". Nessuno, infatti, fra gli economisti, i manager pubblici e privati, gli esponenti della finanza e gli imprenditori presenti a Cernobbio si sogna di uscire allo scoperto e regalare un giudizio su Giorgia Meloni e la sua partecipazione al Forum Ambrosetti. Non a venti giorni dall’appuntamento con le urne e in una situazione così confusa anche sul piano politico. "Gli imprenditori per lavorare, hanno bisogno di buoni rapporti con la politica – fa notare uno di loro – e non si schiererebbero mai pubblicamente se il contesto è di grande incertezza".

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Di certo, fra i protagonisti del confronto che sul palco di Cernobbio ha visto ieri per la prima volta tutti insieme i leader delle maggiori forze in campo, Meloni era la più attesa. E non a caso, vista la cornice esplicitamente europeista del workshop che ogni anno, all’inizio di settembre, riunisce sulle rive del lago di Como il gotha dell’economia e della finanza e lo mette faccia a faccia con la politica.

Casacchina bianca e spolverino smanicato oro, la leader di Fratelli d’Italia arriva a Villa d’Este pochi istanti prima che si apra il confronto con Carlo Calenda, Giuseppe Conte (che partecipa in collegamento da Napoli), Enrico Letta, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Gli occhi sono tutti per lei. Nessuna dichiarazione ai giornalisti, né prima né dopo il dibattito; dieci minuti di tempo per riassumere davanti alla platea che la scruta i capisaldi del suo programma elettorale. E quando conclude gli applausi non mancano. "Sa parlare, è concreta", commenta uno dei primi a lasciare la sala del confronto. "Qui, in passato, i politici venivano a fare la rassegna delle cose fatte, quasi a sottolineare quanto fossero stati bravi", osserva un altro. "Stavolta sia Giorgia Meloni che gli altri hanno parlato delle cose da fare. Realisticamente e con la consapevolezza che una situazione così difficile non lascia spazio ai bla bla della politica".

Se voleva rassicurare quel particolare uditorio, parlando di un dialogo con Bruxelles sull’utilizzo dei fondi della programmazione europea contro il caro energia e sul "perfezionamento" del Pnrr, c’è riuscita. Completando l’opera chiudendo all’ipotesi di uno scostamento di bilancio per sostenere famiglie e imprese colpite dall’impennata dei prezzi dell’energia. Ed è quasi liberatorio il sorriso a cui i presenti si lasciano andare quando, dopo che Salvini, iniziando il suo intervento, ha esibito le slide, a Giorgia sfugge un "ma dai...!". Piccolo siparietto in un contesto di grande serietà. Non manca chi, divertito, prova a misurare l’intensità degli applausi al termine degli interventi di ciascun leader. "Il più scrosciante è toccato a Calenda", sentenzia un manager. Attenzione, però: guai a non analizzare la composizione della platea. Seduti in poltrona, nella sala blindatissima, ci sono vari ministri del governo, ancora in carica. "Chi si abbandonerebbe mai a una standing ovation per la leader dell’opposizione in un simile consesso?".