Martedì 12 Novembre 2024
DAVID ALLEGRANTI
Elezioni

L'alfabeto di Matteo Salvini: da Credo a Stop

Ecco le cinque parole che descrivono il leader della Lega

Matteo Salvini in mezzo ai suoi fans (Imagoeconomica)

Matteo Salvini in mezzo ai suoi fans (Imagoeconomica)

Ogni leader ha un suo alfabeto di riferimento, ognuno almeno cinque parole che lo descrivono. Ecco quelle di Matteo Salvini.

Credo

“Credere” può essere un verbo pericoloso quando viene usato nel dibattito pubblico, specie in campagna elettorale. Se “credo” (e sono appunto io a credere) significa che l’inciampo del relativismo, della doxa (in greco l’opinione), è dietro l’angolo. Di fronte a uno che crede e quindi ci crede può diventare difficile opporre opinioni sensate. “Io credo che le cose stiano così”, è la risposta principe di chi crede appunto ai complotti e sarebbe disposto a scommetterci un arto.

Flat tax

Come osserva Lavoce.info, la proposta di Matteo Salvini per queste elezioni non pare essere molto diversa da quella della Lega Nord per il 2018, quando si proponeva uno schema con aliquota unica al 15 per cento da applicarsi alla base imponibile familiare, con deduzione di 3 mila euro per componente: “La proposta della Lega produrrebbe un gettito di 94 miliardi all’anno (escludendo le addizionali regionali e comunali), con un calo di 58 miliardi rispetto a quello Irpef attuale. La perdita di gettito è simile per la flat tax proposta da Forza Italia”, che invece mette l’aliquota al 23 per cento. 

Sicurezza

Sicurezza era il nome dei decreti di Matteo Salvini ministro dell’Interno e continua a essere una parola molto usata dal leader leghista, che vuole tornare ai bei tempi securitari. D’altronde va in coppia con lotta all’immigrazione, con cui il segretario del Carroccio ha preso molti voti alle elezioni politiche del 2018 e alle Europee del 2019. Ora spera che si ripeta la magia, ma Salvini il tocco sembra averlo perso, a differenza di Giorgia Meloni che invece avanza nei sondaggi da mesi. 

Autonomia

Antico sogno leghista, quello che ci crede più di tutti è Luca Zaia, governatore del Veneto. “La Lega è il partito del territorio”, dicono i manifesti elettorali leghisti. “Ottocento sindaci da Nord a Sud, più di 6 mila amministratori. Gli enti locali meritano autonomia. Contro sprechi e inefficienze”. Diciamo però che l’assalto della Lega al Sud è finora fallito. Non sarà meglio per Salvini tornare alla vecchia ed etnoregionalista Lega Nord? 

Stop

Stop alla Fornero, stop agli sbarchi. Fa rima con porti chiusi, ma in realtà non sono mai stati chiusi nemmeno quando Salvini era ministro dell’Interno. Il leader della Lega lancia adesso quota 41: “41 anni di lavoro devono bastare per la pensione, anche per lasciare spazio ai giovani che meritano un impiego dignitoso”. Stop anche ai numeri sulla sicurezza: “Con Salvini al Viminale, 11.471 sbarchi in tutto il 2019. Con Lamorgese 13.801 solo nel mese di luglio 20221”.