Giovedì 21 Novembre 2024
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Il ministro Urso: "Imprenditori eroi, dobbiamo aiutarli. Sì alla golden power"

Il responsabile del Made in Italy punta sulla sovranità tecnologica: "Per garantirsi le fonti energetiche serve una politica europea comune"

Roma, 25 ottobre 2022 - "Chi fa impresa oggi in Italia è un eroe e va sostenuto e premiato, non ostacolato o disturbato. E aver chiamato il Mise con il nuovo nome di Ministero delle imprese e del Made in Italy significa innanzitutto porre finalmente al centro della politica del governo l’azione di supporto, facilitazione, tutela e accompagnamento delle attività produttive italiane". Adolfo Urso torna dopo 12 anni nel dicastero di via Veneto, questa volta come ministro, con l’obiettivo "di realizzare in questo dicastero la casa delle imprese e dei consumatori e, come primo atto, non simbolico, ho cominciato a chiamare i presidenti delle associazioni imprenditoriali e i leader sindacali, perché, quando parliamo di impresa, intendiamo riferirci ugualmente al valore complessivo di tutti, imprenditori e lavoratori".

Che cosa è il Made in Italy nell’ottica del governo?

"L’Italia è conosciuta nel mondo per la qualità dei suoi prodotti. Il Made in Italy è quello che ci contraddistingue, il come veniamo percepiti. Una volta si diceva “il bello ben fatto”. Oggi non è solo “bello ben fatto”, ma si tratta di opere dall’elevato contenuto tecnologico. Ebbene, il Made in Italy è la forza trainante del sistema produttivo, attraverso i distretti e oggi anche le filiere che stanno a valle e a monte, anche fuori dai territori originari. Basta scorrere i dati per rendersene conto".

Adolfo Urso, padovano, 65 anni, è il ministro delle Imprese e del Made in Italy
Adolfo Urso, padovano, 65 anni, è il ministro delle Imprese e del Made in Italy

Che cosa dicono i numeri?

"Dicono che la crescita del primo semestre è stata trainata dai distretti industriali per l’export e per la produzione: parliamo del 17,7 per cento di aumento pari a oltre 76 miliardi di euro, meglio della Germania. E questo risultato è stato soprattutto ottenuto, tra gli altri, in distretti come quello della meccanica di Reggio Emilia, della pelletteria e delle calzature di Firenze, dell’oreficeria di Arezzo, del tessile-abbigliamento di Prato, delle piastrelle di Sassuolo, dell’alimentare di Parma, oltre che della manifattura di Lombardia e Veneto".

Oggi, però, dobbiamo fare i conti con una brusca frenata per il caro-gas, ma anche per la carenza di materie prime.

"E’ vero. Come ci dicono tutti gli indicatori, si è arrestata la crescita post pandemia e purtroppo le previsioni per il quarto trimestre e per la prima parte del prossimo anno sono negative. Stiamo entrando in una nuova fase recessiva. Ma questo comporta che oggi più che mai dobbiamo sapere che la linea del fronte è quella che devono presidiare le nostre imprese per invertire la tendenza e riprendere la strada della crescita. La nostra missione diventa tanto più essenziale".

Quali le linee di azione per evitare di perdere tanti asset della nostra manifattura?

"Dobbiamo rispondere alla congiuntura con tutti gli strumenti di sostegno sul fronte dei costi energetici che serviranno e che si stanno approntando, ma dobbiamo avere una visione strategica. E questa passa da più azioni per una sovranità tecnologica, una maggiore autonomia possibile per energie e materie prime, lo sburocratizzare l’apparato regolatorio, incentivi efficaci per gli investimenti, la difesa delle produzioni strategiche".

Che cosa è e come si realizza la sovranità tecnologica?

"Significa facilitare, programmare, incentivare, anche con una politica di reshoring, gli investimenti da noi in quelli che sono gli aspetti critici dello sviluppo tecnologico: i microprocessori, i chip, i semiconduttori, le batterie elettriche, le biotecnologie, i nuovi materiali, l’aerospazio".

Potranno essere utilizzati anche i poteri di golden power?

"Certo. Quattro anni fa la golden power contro interventi stranieri ostili verso le nostre imprese poteva essere utilizzata solo verso soggetti extra-europei e nei settori della sicurezza dello Stato. Oggi, anche grazie al mio impulso di vice-presidente e di presidente del Copasir, il raggio di azione è stato largamente ampliato, da Mario Draghi (che non è un noto protezionista), nei confronti delle imprese anche europee e di ampi settori produttivi. E, dunque, noi procederemo su questa strada perché siamo favorevoli a investimenti esteri e anzi li vogliamo attrarre, ma devono essere funzionali alla crescita e non operazioni rapaci per sottrarci tecnologie".

Come garantirsi l’autonomia per energia e materie prime?

"Per le materie prime serve innanzitutto una politica europea per consentire alle nostre imprese di averle in maniera continuativa e a costi competitivi. Per l’energia, dico subito che ha fatto bene il ministro Cingolani in questi mesi e fortunatamente ci accompagnerà anche in questa fase per garantire l’approvvigionamento del gas. Ma sappiamo che non basta: dobbiamo aumentare la produzione nazionale e lo si può fare, per esempio in Adriatico. Dobbiamo ugualmente incentivare le altre forme di produzione dell’energia elettrica: il solare, il fotovoltaico, l’eolico, anche il geotermico. E diventa vitale sburocratizzare i processi autorizzativi anche per chi, nel capannone, vuole realizzare un impianto che gli serve per l’approvvigionamento energetico".

E’ la nota dolentissima dei lacci e lacciuoli per le imprese.

"Voler essere difensori civici delle imprese significa anche poter intervenire con poteri sostitutivi per sbloccare iter autorizzativi fermi da anni, perché l’investimento ha senso se è possibile realizzarlo in tempi congrui. Basta seguire l’esempio di una recente norma del decreto Aiuti, che permette queste iniziative, come è avvenuto anche di recente per sbloccare investimenti e progetti per le rinnovabili".

Le imprese si attendono anche incentivi efficaci: intendete rilanciare Industria 4.0?

"Sicuramente Industria 4.0 è stata un’azione positiva dell’allora Ministro Calenda. Oggi la misura va resa strutturale e pluriennale, puntando sulla defiscalizzazione per chi investe nei processi di innovazione, tanto più nel Made in Italy, che è innovazione, tecnologica, di processo e di prodotto".