Giovedì 14 Novembre 2024
PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
Elezioni

Pd-Azione, ecco il prezzo dell'accordo

L'intesa tra Letta e Calenda, e a seguire Di Maio-sinistra, era in un certo senso obbligata, ma adesso il centrodestra può usare la carta dell'Armata Brancaleone contro il centrosinistra

Accordo elettorale tra Enrico Letta e Carlo Calenda (Ansa)

Accordo elettorale tra Enrico Letta e Carlo Calenda (Ansa)

Roma, 2 agosto 2022 - Il finale era già scritto da giorni, nonostante le convulsioni che hanno portato al parto siano state genuine. Nessuna commedia, nessun copione recitato ad arte, solo l’inerzia della politica e delle reciproche (apparenti) convenienze che ha condotto all’esito adesso sotto gli occhi di tutti. Azione di Carlo Calenda rientra nell’alleanza con il Pd dalla quale per alcuni giorni era virtualmente uscito, e ottiene un bel riconoscimento in termini di seggi. Il Pd paga un prezzo anche politico, perché deve fronteggiare i maldipancia del duo Fratoianni&Bonelli, la "lista cocomero" (verdi fuori e rossi dentro) e gli imbarazzi circa la presenza in lista (in quale lista?) di Luigi Di Maio.

Ma un prezzo politico lo pagano tutti, perché l’accordo Pd-Calenda (indirettamente esteso anche a Sinistra Italiana, capiremo tra poco la fine di Di Maio) offrirà al centrodestra la possibilità di giocarsi la carta dell’"Armata Brancaleone", e sarà proprio quello dell’"accozzaglia" il refrain che di qui al 25 settembre scandirà gli interventi degli esponenti di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. In ogni caso ciascun membro della neonata alleanza (ma si può parlare di alleanza?) paga un prezzo politico perché per poter stare insieme tutti dovranno annacquare la propria identità e proposta politica.

In nome della matematica e della necessità di far fronte comune nei collegi uninominali in bilico, i partiti di questo centro-sinistra, o sinistra-centro, non potranno più di tanto mettere in mostra ognuno la propria gioielleria, che in politica sono le idee, i programmi e le proposte, quelle che servono per vincere le elezioni, come è accaduto nel 2018 ai grillini (allora fu il reddito di cittadinanza), nel 2008 per Berlusconi (eliminazione Ici e Imu), nel 2014 per Renzi (gli 80 euro in busta paga) e nel 2019 per Salvini (sicurezza e flat tax). Men che meno potranno uscire con proposte unitarie. Saranno cioè costretti e combattere con una mano legata dietro la schiena con un avversario che almeno stando ai numeri dei sondaggi appare avanti. L’unico spunto, sarà agitare lo spettro della vittoria delle Meloni. Sarà stato anche un accordo "obbligato", ma come inizio non è troppo incoraggiante.