Mercoledì 6 Novembre 2024
CESARE DE CARLO
Elezioni USA

Elezioni Stati Uniti, a Washington si vota senza documenti: “Tranquillo, non servono”

La carta d’identità non è obbligatoria nel distretto della capitale americana. In altri Stati basta portare la bolletta della luce. I limiti del sistema americano

Washington (Stati Uniti), 6 novembre 2024 – Al desk del seggio elettorale nella Horace Mann Elementary School, a un paio di blocchi da Spring Valley, trovo una signora. Sorridente, graziosa, gentile. Mi chiede il nome. Controlla sul computer e mi consegna la scheda. Tre colonne. Una per la presidenza, una per il Congresso, una per il Distretto di Columbia. Distretto di Columbia è il nome istituzionale della capitale degli Stati Uniti, appunto Washington DC. Va distinta da Washington, che invece è uno Stato sul Pacifico. Il Distretto non è uno Stato. È un’entità a parte. Ha un solo deputato in Congresso, senza diritto di voto e non ha senatori.

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La signora mi dice: "Vada dietro il paravento”. Insisto: “Non vuole un documento di identità?” “No”, replica. “Ma come fa a sapere che io sono io?”, mantengo il punto. “Il suo nome è registrato”, chiarisce. “Basta così?”, aggiungo. “Sì, basta così”, lei chiude lo scambio verbale. Non è una sorpresa. Non lo è più da quando, 23 anni fa mia moglie ed io acquistammo la cittadinanza americana. Un atto di solidarietà dopo gli attentati islamici dell’11 settembre 2001. Giurammo alla Corte Suprema. Un privilegio e un onore.

La realtà è che in Italia pochi sanno che nella capitale della democrazia moderna si va a votare senza documenti. Eppure questa democrazia è consolidata. È un’icona. Nacque tredici anni prima della Rivoluzione francese. C’è di più. Senza documenti si va a votare in altri 17 (su 50) Stati, tutti Stati governati dai democratici. Incredibile. Non capita nemmeno nel Bangladesh.

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Capita invece nella patria dei diritti civili. E allora, dato che l’America è un punto di riferimento per le (poche) vere democrazie, è opportuno, anzi doveroso chiedersene il perché. Il Partito Democratico americano non vuole. Teme che chi non sia in possesso di un ID, cioè di una Identification, venga escluso dal voto. Rimedi? Nessuno. Il Congresso non può cambiare nulla. Quasi sempre ha maggioranze contrapposte. E così il sistema elettorale rimane esposto a potenziali irregolarità, abusi, brogli. E dire che dalla Washington democratica partono proteste per i brogli in Venezuela...

Può accadere poi che in alcuni seggi, in alcuni Stati in luogo dell’ID siano richieste le bolletta della luce o del gas o del telefono. A Washington DC basta la parola. Altra questione: il voto per posta. È più affidabile? No. Non lo è. Può accadere di ricevere anche tre, sei schede elettorali, con il rischio di usarle e spedire tutte. Il mio vicino di casa sei. In Michigan e Wisconsin è accaduto che siano spedite più schede elettorali del numero di abitanti. Ne furono contestate poche. Due settimane prima delle elezioni, lo Speaker della Camera, Mike Johnson, un repubblicano, aveva fatto approvare un disegno di legge sull’obbligo di Identification. Tentativo fallito. Il Senato (dove la maggioranza è democratica) l’ha bocciato.

Anche se la legge fosse passata, qui nel Distretto il risultato non sarebbe cambiato. Il Distretto è democratico al 95 per cento. Risultato scontato, dunque. Non lo è nella Great Metropolitan Area di Washington. È quella del Maryland meridionale e della Virginia settentrionale. Il Maryland è democratico. La Virginia repubblicana. Mi riferisco alle note località che fanno da cornice alla capitale, Bethesda, Chevy Chase, Arlington, Silver Springs, eccetera.

Intanto qui ci sono lunghe file ai seggi elettorali. Così in quasi tutti gli States. Grande, anzi grandissima partecipazione. È una delle conseguenze della polarizzazione. È aumentata l’affluenza. In Europa diminuisce. Non qui negli States. E questa è già una consolazione.