Roma, 26 ottobre 2024 – “Donald Trump corre per diventare un tiranno americano e non capisce questo Paese. L’unico candidato da votare è Kamala Harris”. Nessuno si stupisce a vedere Bruce Springsteen al comizio di Obama ad Atlanta, il suo sostegno alla vicepresidente è scritto nella sua storia, per così dire. Certo non è l’unica celebrity ad essersi espressa per Harris: a fare più rumore di tutti, Taylor Swift, ma dopo di lei pure Billie Eilish e Beyoncé, tra i tanti. L’ex tycoon si accontenta, per così dire, di Kanye West, Kid Rock ed Elon Musk. Gli endorsement delle star ai duellanti per la Casa Bianca fa parte del paesaggio americano, certo. “Ma a livello numerico non sono assolutamente decisivi in quanto a spostamento di voti”, spiega il sondaggista nonché fondatore di YouTrend Giovanni Diamanti. “Però hanno una funzione diversa: quella di avvicinare un elettorato meno politicizzato, quello di attrarre fondi e donazioni, quello di indurre a registrarsi qualche elettore, il che può contribuire a fare la differenza”.
Anche molte star del cinema, da Spielberg a De Niro a Meryl Streep, hanno espresso il loro appoggio a Harris. Però loro scontano lo stereotipo di una Hollywood al cento per cento democratica.
“In effetti l’immagine di una Hollywood democratica in qualche modo è funzionale alla narrazione di Donald Trump, secondo cui ci sono due Americhe contrapposte. Una elitaria, lontana dai problemi della gente, l’altra più vicina alle questioni reali, all’America vera, in linea con la tendenza sempre più diffusa delle grandi città che votano democratico mentre le zone rurali votano sempre di più i repubblicani. Ma se forse la contrapposizione fra le star e il mondo rurale reale non fa bene a Harris, va anche detto che Trump ha utilizzato moltissimo l’endorsement di Elon Musk: è un personaggio diverso dalle star, è un imprenditore di grande peso, ma appare difficile la narrazione delle due Americhe con lui in prima fila”.
D’altronde Taylor Swift potrebbe dare una spinta al voto femminile.
“Sì, quello delle donne è un segmento chiave in queste elezioni. Trump ha provato a recuperare un po’ tra le minoranze latine e afroamericane ma perde sul voto femminile. Sulla mobilitazione delle donne Harris si sta giocando tantissimo e rivolge i messaggi più forti, ma ovviamente Swift da sola non basta: serve un’architettura complessa della campagna elettorale a far emergere i temi dell’uguaglianza di genere e a sollevare le contraddizioni della destra sui temi dell’aborto”.
Stando ai gli ultimi sondaggi la partita appare sul filo. Anche piccolissimi scostamenti potrebbero cambiare il quadro generale. È uno dei motivi di un evento come quello di Obama insieme al rapper Eminem a Detroit?
“Senza dubbio Obama mantiene indici di gradimento estremamente elevati. Riesce a mobilitare gli elettori come pochi altri, ha mantenuto intatta la sua forza, la sua immagine, la sua credibilità. L’ex presidente è una delle armi più importanti nelle mani di Kamala, parla soprattutto alle minoranze, ai mondi medio-giovani. Eminem serve ad attrarre, come le altre celebrities, le donazioni, i titoli di giornale e ad avvicinare qualche curioso giovane. Anche questo conta”.