L’America vota e trattiene il fiato. Gli ultimi sondaggi di New York Times e Siena college vedono la democratica Kamala Harris avanti di un punto (49% a 48%) nel voto popolare nazionale, mentre negli Stati in bilico Harris risulta leggermente in vantaggio in Nevada (+3%), Wisconsin (+2%) e, sorprendentemente, Carolina del Nord (2%), mentre è testa a testa con l’ex presidente in Michigan (47% ciascuno). In Georgia (+1%) recupera e supera Trump, mentre lui guadagna in Pennsylvania raggiungendola e mantiene il suo solido vantaggio in Arizona (+4%). Ma tutto è in bilico e in particolare nei sette “battleground States“ la differenza è inferiore al margine d’errore statistico del 3,5%. E quindi tutto può succedere, anzi sta succedendo, perché oltre 76 milioni di elettori hanno già votato per le presidenziali avvalendosi della possibilità di depositare la scheda anticipatamente di persona (41,7 milioni) o inviandola per posta (34,7 milioni). E molti altri milioni seguiranno, dato che le schede richieste per votare per posta sono ben 67 milioni. Da notare che si vota anche per rinnovare l’intera Camera e un terzo del Senato.
L’IOWA GELA TRUMP
L’Iowa era considerato uno Stato sicuro per i repubblicani, ma secondo un sorprendente sondaggio della Selzer condotto per il quotidiano Des Moines Register Harris sarebbe in vantaggio di ben tre punti rispetto a Trump. Uno choc per i repubblicani, che però non credono affatto al poll e rilanciano con l’indagine di Emerson College che vede il repubblicano in vantaggio in Iowa di addirittura 10 punti. E in effetti la media dei sondaggi dà ancora avanti Trump. Il candidato repubblicano, però, coerentemente con la dietrologia e la cultura del sospetto che gli è propria, in un comizio in Pennsyvania ha detto che "Kamala Harris è un’estremista di sinistra ed è totalmente corrotta, i dem imbroglieranno sui risultati". Non è una novità. Trump insiste in ogni suo comizio a sostenere che se lui non vincerà le elezioni del 2024 "significherà che il voto è stato truccato", mentre i suoi sostenitori riempiono i social di milioni di post sul presunto tentativo dei democratici di derurbarli "come nel 2020". Il tutto senza portare, allora come ora, prove. Come se non bastasse, ieri il tycoon ha attaccato i media: "Per uccidermi qualcuno dovrebbe sparare attraverso i giornalisti presenti e la cosa non mi dispiacerebbe così tanto"".
GLI ALTRI SONDAGGI
Che i due candidati siano vicinissimi lo dimostrano i sondaggi, che vanno in direzioni opposte. Il sito Real Clear Poltics, aggregando sondaggi di diversa provenienza, dà Trump davanti dello 0,3%, e Harris davanti solo in due “battleground States“, Wisconsin e Michigan. La media delle indagini nazionali, calcolata sul sito Silver Bulletin, vede invece Harris in vantaggio di 1,2 punti, ma i due sondaggi più recenti vanno in direzione opposta. Quello di Morning Consult dà Harris avanti due punti, mentre AtlasIntel vede Trump in vantaggio 50% a 48%. La rete televisiva Abc dà Harris in vantaggio 49% a 46% mentre per l’Nbc c’è parità. Insomma, al netto del margine d’errore, sarà un testa a testa.
LE REGOLE
Nel sistema elettorale americano non conta il voto popolare a livello nazionale, ma il voto a livello di singoli Stati. A parte due Stati, chi vince il voto popolare prende tutti i “grandi elettori“ dello Stato. In totale nel Collegio Elettorale ce ne sono 538 e quindi si vince con quota 270, ma gli Stati nei quali il voto è davvero in bilico sono i sette dei quali si è detto. Lì si decide tutto e più di tutti in uno, la Pennsylvania, 19 grandi elettori. Nelle ultime otto elezioni, dal 1992, è sempre andata ai democratici, tranne la penultima quando i cittadini scelsero Trump. Se lui vincesse ancora, Harris dovrebbe fare veri miracoli altrove. Ecco perché la storica “Liberty bell“ di Filadelfia, simbolo della rivoluzione americana, rischia di dare i rintocchi decisivi.