Il tema dell'immigrazione rappresenta una delle maggiori vulnerabilità politiche per Kamala Harris, perchè è il dossier che le è stato affidato durante i suoi 4 anni come vicepresidente. La sua posizione sul tema è piuttosto complessa e si è fatta via via più rigida. Harris ha presentato in campagna elettorale un piano per l'introduzione di sanzioni più severe per le persone che tentano di chiedere asilo tra i porti d'ingresso legali. La democratica ha anche sostenuto la necessità di una riforma globale delle leggi sull'immigrazione, che includa percorsi di cittadinanza per le persone prive di documenti, in particolare per coloro che sono stati portati negli Stati Uniti da bambini. Sicuramente è più attenta del suo avversario alle norme di diritto internazionale e ai diritti umani.
L'immigrazione è uno dei cavalli di battaglia di Donald Trump, che ha attaccato Harris per il suo ruolo nell'ultima legislazione, incolpadola della situazione al confine, e ha descritto il Paese come invaso a causa delle politiche di immigrazione troppo indulgenti dell'attuale amministrazione. L'ex presidente ha promesso di realizzare la più grande operazione di deportazione interna della storia degli Usa e di ripristinare diverse politiche controverse messe in atto nel suo primo mandato, come il divieto di viaggio da alcuni Paesi a maggioranza musulmana. Inoltre, ha giurato di revocare i programmi che proteggono le persone prive di documenti dalla deportazione, compresi i bambini, e di togliere lo status legale di centinaia di migliaia di immigrati. Trump ha anche suggerito di porre fine alla cittadinanza di nascita per i figli nati negli Stati Uniti di persone prive di documenti.