"L’elezione di Trump non è una buona notizia per l’Europa. E non lo è, più in generale. Trump farà gli interessi di breve periodo o quelli più immediati per gli Stati Uniti". È netto Carlo Cottarelli, uno dei più autorevoli economisti italiani, da sempre tra l’Italia e gli Usa.
Professore, dazi e protezionismo sono una delle priorità della politica annunciata da Donald Trump: ci possiamo aspettare sconti o darà corso a misure di questo stampo?
"È vero che c’è sempre una differenza tra quello che si dice in campagna elettorale e quello che si fa davvero, però non dimentichiamo che nella storia ci sono stati anche coloro che hanno realizzato anche troppe delle loro promesse. Credo, dunque, che ci sarà un aumento dei dazi come linea generale".
Verso la Cina o anche verso l’Europa?
"Non penso che Trump sarà tenero nei confronti dell’Europa o che voglia tenere un comportamento differente verso l’Europa. Quando ha introdotto i dazi per l’acciaio o sull’alluminio lo ha fatto anche per le produzioni europee".
Insomma, la sua vittoria finirà per penalizzare la crescita europea.
"La sua elezione non è certo una buona notizia per l’Europa. E non lo è più in generale. Trump fa gli interessi di breve periodo o quelli più immediati per gli Stati Uniti. Pensa meno a mantenere una buona relazione di lungo termine con i suoi alleati, perché probabilmente crede nella forza più che nel dialogo. E, in parte, ha anche ragione".
In che senso?
"Per esempio nel campo della difesa l’Europa ha fatto ben poco, tranne che negli ultimi anni, dopo l’invasione dell’Ucraina. Ma fino ad allora abbiamo contato sempre sul fatto che fossero gli Stati Uniti a spendere 3,5-4 punti percentuali di Pil per la difesa, difesa anche dell’Europa. Resta il dato che non è una buona notizia in termini di costi addizionali che saranno richiesti al nostro Continente".
Come potremo affrontarli?
"C’è chi ipotizza di farlo in deficit o stampando più soldi, ma ci si dimentica che investire più risorse, per esempio nella difesa, non vuol dire solo spendere più soldi, ma vuol dire avere persone che invece di produrre gelati producono carri armati. Ora, essendo l’Europa abbastanza vicina alla piena occupazione, dobbiamo domandarci se siamo disposti a impiegare, per la difesa rispetto ad altro, più risorse, non in termini finanziari, ma in termini di persone e altre risorse reali".
Potrà diventare una necessità più che una scelta.
"Per la difesa i Paesi europei hanno aumentato le spese avvicinandosi al mitico 2 per cento. L’Italia fino a ora non lo ha fatto, siamo all’1,5 per cento. Anche se mancano ancora i finanziamenti della nuova legge di Bilancio per vedere a che punto siamo arrivati. Certo è che anche noi dovremo arrivare a quella percentuale: il che significa avere meno risorse da destinare a altro".
L’altro grande dossier economico, ma non solo, al centro dei cambiamenti è quello della transizione green. Come si muoverà Trump?
"Per gli Stati Uniti, ma anche per gli altri Paesi del mondo, ci sarà un cambiamento decisivo nell’agenda verde: lo ha detto chiaramente, l’obiettivo di Trump è drill, drill, drill: trivellare, trivellare, trivellare. Ricordiamo che è uscito dagli accordi di Parigi e che ora lo farà di nuovo, dopo che Biden era rientrato. Questo ridurrà ulteriormente l’incentivo per gli europei a muoversi in quella direzione. Dal punto di vista dell’ambiente, possiamo dire che è un disastro. Certo c’è chi nota che che se non partecipano India e Cina e il resto dell’Asia non si possono fare progressi nella decarbonizzazione, ma certe attività non sono dannose solo all’inquinamento globale, ma anche a quello locale. Le polveri sottili finiscono nei nostri polmoni, non in quelli dei cinesi. Fosse solo per questo, l’Europa dovrebbe andare avanti nell’agenda verde, evitando gli eccessi. Respirare meglio è un bene fondamentale".
C’è da attendersi qualche effetto positivo, anche economico, dall’impatto di Trump sul versante geopolitico?
"Per l’Ucraina l’elezione di Trump rende più facile una soluzione modello Corea: un cessate il fuoco senza nessun accordo di pace e poi si vede che cosa potrà succedere. Nel caso del Medio Oriente, la questione principale è l’Iran ed è possibile che vengano sbloccati gli ulteriori freni di Israele verso l’Iran. Speriamo che questo non porti a un’escalation".