Roma, 8 novembre 2024 – Professor Vittorio Emanuele Parsi, che conseguenze comporterà per l’Europa il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca?
"Dovrà abituarsi a un presidente Usa che pensa all’America come una grande potenza che ha degli interessi nazionali e non come la nazione leader di una coalizione di democrazie. Questo significa che per lui tutti gli altri Paesi sono dei competitor, alleati compresi. Non ci saranno più corsie preferenziali automatiche. E se ci saranno, dovranno essere contrattate".
L’Atlantico, metaforicamente, si allarga?
"Sostanzialmente sì. Questo si era già in parte visto nel primo mandato di Trump. Che però ora si sente più libero ed è più rabbioso e potrà contare su almeno due anni di totale alienamento del Congresso e così potrà usare a suo piacimento le leve del potere".
Questo rischia di minare la primazia mondiale dell’America?
"Trump tende a sottostimare il ruolo degli alleati, e sottovaluta molto il fatto che la grande peculiarità degli Stati Uniti rispetto a tutti gli altri Paesi che gli hanno preceduti nell’avere un ruolo guida è la sua straordinaria capacità di federazione, di creare alleanze che abbiano al centro gli Usa. Questo, secondo Trump, non è più così importante. Sostanzialmente pensa che l’America possa fare da sola. E questa potrebbe essere una sopravvalutazione pericolosa".
Teme che anche contro l’Europa arrivino i dazi annunciati e quindi si arrivi a una guerra commerciale?
"Sicuramente i dazi verranno agitati come strumento di pressione. Che poi ci si arrivi davvero, dipende da molte cose. Io credo che dei dazi sui prodotti europei verranno messi, probabilmente diversi Paese per Paese. E per l’Europa sarà un problema. Consideriamo anche che Trump crede che in ogni singola trattativa bisogna uscire con un vantaggio. Questo significa no a compensazioni tra temi".
Dobbiamo attenderci un’America sempre più isolazionista?
"Isolazionista non è la parola giusta. La parola giusta è sovranista".
Quale sarà l’effetto della presidenza Trump sulla Nato?
"Una minor valutazione della rilevanza strategica del quadrante europeo, tanto più nella prospettiva trumpiana di trovare un accomodamento con Mosca, il che significherà di fatto concedere la vittoria a Putin. Questo significa che gli europei dovranno farsi maggior carico della propria difesa. In teoria potrebbe essere un’opportunità per gli europei per conquistarsi un’autonomia. Ma è tutto da vedere se lo faranno. Sento dire a Salvini o Conte che “dato che ci sarà la pace con la Russia allora si potrà spendere meno in armi“. È vero l’esatto opposto".
Trump ha detto che lui "le guerre le fa finire non le inizia". Ma questo è vero anche per l’Iran?
"Premesso che secondo Trump far finire la guerra a Gaza significa lasciare mano libera a Netanyahu e far finire quella in Ucraina vuol dire consentire ai russi di godersi i frutti che hanno ottenuto con la violenza, cioè appoggiare il più forte. Il rischio che sull’Iran scoppi una crisi seria c’è. Trump è quello che ha denunciato l’accordo sul nucleare iraniano e darà un sostegno totale a Netanyahu. Anche se non vuole, potrebbe trovarsi invischiato in un conflitto con l’Iran, specie se Teheran tentasse di dotarsi dell’atomica".
Nello scacchiere asiatico come si muoverà Trumeau? Le prime dichiarazioni di Pechino sono concilianti, Xi Jinping tende la mano.
"Trump farà i suoi interessi, nel senso degli interessi dell’America. Non sarei così sicuro che sia disposto a sostenere fino in fondo l’indipendenza di Taiwan. Per Trump il contenzioso con la Cina è essenzialmente su questioni economico-commerciali, non sulla difesa dell’indipendenza di Taiwan. Tratterà in maniera dura con Pechino per ridurre le esportazioni da quel Paese. È pronto a mettere dazi importanti, ma non a far morire soldati americani per Taipei. Semmai userà la questione Taiwan per indebolire la Cina e ottenere concessioni sul tavolo che gli interessa. Questo è Trump".