Washington, 6 novembre 2024 – Elon Musk vuole morire su Marte. E dato che sinora, a 53 anni, ha sempre mantenuto quel che voleva fare, gli si può credere. Voleva inventare l’auto elettrica e ha creato la Tesla. Voleva esplorare lo spazio e oggi la sua Space X affianca, anzi spesso sostituisce la Nasa. Voleva lanciare i camion senza pilota, i taxi che volano, i treni a velocità ipersonica. E sono in fase sperimentale. Voleva promuovere l’intelligenza artificiale e già oggi interi settori, dall’industria alla medicina, se ne servono. Voleva usare la sua rete satellitare Starlink per aiutare l’Ucraina a difendersi da Putin e l’ha fatto. Voleva debuttare nel mondo dei social media e ha comprato Twitter, ribattezzato X. Influentissimo, molto più del Washington Post, comprato invece da un altro miliardario, Jeff Bezos.
Metodo antibrogli
E ora? Ora Elon Musk prima di finire su Marte a bordo di uno dei suoi razzi, vuole fare politica. A dire la verità ha già cominciato. La sua intelligenza artificiale aveva messo a punto un metodo “data-driven per prevenire truffe elettorali”. Lo rivela il Wall Street Journal. E in effetti martedì non sono stati denunciati i brogli elettorali di quattro anni fa. Minime le irregolarità persino negli Stati democratici, dove si vota senza documenti. Persino in Pennsylvania, che pare avesse cancellato dalle liste elettorali i morti. Dopo e non prima del voto. Decisivi poi i finanziamenti alla campagna elettorale di Trump. Da Musk sono venuti miliardi di dollari per i cosiddetti Superpac. Kamala Harris ne aveva quattro volte di più. Ma non hanno fatto la differenza. Troppo impopolare e incompetente, a giudizio degli elettori, la vice di Joe Biden.
Un supergenio
Per Donald Trump il miliardario, anzi il trilionario (un trilione è pari a mille miliardi), Musk è un vincente. Un supergenio. È uno dei pochi ad avere il suo numero di cellulare. E sarà uno dei pochi da gennaio in poi a entrare nello Studio Ovale della Casa Bianca senza farsi annunciare. In altri termini, Elon Musk diventerà uno dei personaggi politicamente più influenti dell’establishment. Consigliere di Trump? Certamente. Studia da presidente? No. Non può diventare presidente. Non è nato negli States. È sudafricano di nascita, canadese di adozione, naturalizzato americano. Ma – attenzione – con lui tutto è possibile: anche che un giorno venga cambiata la Costituzione. Nel frattempo sua madre Maye Musk, 76 anni, diventata repubblicana perché – dice – “quello democratico è un partito di imbroglioni”, si è fatta sentire. Vorrebbe che il figlio mettesse la testa a posto. Che significa? Ovviamente, che si faccia una famiglia.
Tre mogli e undici figli
Ma il figlio la famiglia l’ama molto. L’ama tanto da averne tre. Con tre donne e con undici figli. Però li ha persi di vista. Si considera e si comporta da scapolo. E come tale ha rivolto un invito a Giorgia Meloni. È accaduto alcune settimane fa. Aveva organizzato una serata di gala a New York in onore dell’ospite italiana. I fotografi li hanno ripresi tutta la sera con gli occhi negli occhi. Mamma Maye li guardava sorridente e comprensiva. Speculazioni e allusioni. Lui è libero, lei è libera. In ogni caso Giorgia farà bene a coltivarselo. Oggi Elon Musk non è solo l’uomo più ricco del mondo. È anche il più potente. O meglio il secondo più potente dopo l’amico Donald.