Roma, 5 novembre 2024 – Gli Stati Uniti sono in una fase di bassa marea, l’élite politica sotto la pressione degli elettori è sempre meno incline a svolgere il ruolo di arbitro e dominatore dell’ordine mondiale. Questa è una tendenza solida, così sarà tanto in caso di vittoria di Trump quanto di Harris, ed è già stata molto evidente in Ucraina e nel Medio Oriente. Il prezzo della stabilità politica mondiale dovrà essere condiviso con gli alleati, a cui si chiederà di fare di più sul piano militare. Se vincerà Trump, i toni saranno più roboanti e bilaterali. Se sarà Harris, ne seguirà un approccio formale e multilaterale, ma la sostanza sarà simile.
Ciò significa che la prossima amministrazione americana sarà molto concentrata sul piano domestico, dove pure abbondano i problemi: il controllo dell’immigrazione, la strage degli oppiodi, il controllo di spesa, debito e inflazione, la riconversione del sistema produttivo ed energetico attorno all’America first, il protezionismo tecnologico. Ciò pone una serie di problemi al governo italiano visto che è di fatto impossibile contare su alleanze più solide di quella con gli Stati Uniti: la Russia è oramai una autocrazia aggressiva con cui sono stati tagliati i legami economici ed energetici, mentre la Cina può conquistare alcuni settori in cui gli europei non riescono più a competere come nel caso dell’auto elettrica e del solare. Con queste due potenze il saldo è più negativo che positivo per l’Italia. Per questo Meloni dovrà in ogni caso costruire un rapporto forte con la Casa Bianca, una relazione che è stata fondamentale per legittimarsi a livello internazionale in questi due anni.
Con Trump dovrà vincere le diffidenze dovute al fatto di essere una conservatrice ed euroscettica che si è molto moderata tanto da essere considerata una voltagabbana da alcuni esponenti del trumpismo. Con Harris dovrà superare differenze ideologiche profonde, far valere il buon rapporto avuto con Biden e ridurre i legami espliciti con la destra radicale europea e i repubblicani. In ogni caso, dovrà tenere conto del rapporto tra interesse nazionale, contributo all’alleanza atlantica e linee rosse diplomatiche segnate dal nuovo inquilino della Casa Bianca. Questo si richiede a un alleato di prima fila nel momento in cui l’impero americano attraversa una fase di introversione.