Roma, 3 novembre 2024 –“Gli uomini veri dicono la verità”. Mike Nellis non ha dubbi: l’esito della grande sfida intorno agli ‘angry white men’, i maschi bianchi arrabbiati che rappresentano la spina dorsale dell’elettorato di Donald Trump, non è affatto scontato. Per questo ha fondato insieme ad altri amici l’associazione ‘White Dudes for Harris’ – che si potrebbe tradurre con ‘Ragazzi bianchi per Harris’ – il cui obiettivo dichiarato, oltre a quello di contribuire a portare la candidata dem alla Casa Bianca e di sventare una nuova presidenza Trump, è di modificare la tradizionale immagine degli uomini negli Stati Uniti d’America. Dove di norma i maschi votano a maggioranza repubblicano e le donne a maggioranza democratici. È uno che se ne intende di comunicazione Nellis, dato che si è occupato per anni della ‘strategia digitale’ dei dem e ha anche lavorato come consigliere per la stessa Kamala Harris: sì, la sua appartenenza è esplicita, ma il suo sguardo è dedicato a quella fetta di elettorato che troppo spesso i democratici hanno dimenticato o di cui l’appartenenza al mondo trumpiano viene sempre data per scontata.
Come si sa, mai come questa volta la corsa alla Casa Bianca è determinata (anche) dalla spaccatura tra mondo femminile e mondo maschile, con la campagna focalizzata in gran parte sui diritti negati alle donne e sull’aborto vietato in molti Stati. Una partita dalla quale Nellis pensava che fosse sbagliato rimanere fuori: “L’estate scorsa ho partecipato a un evento targato ‘Black women for Harris’ che ha raccolto un sacco di fondi per Kamala. La gente lì era così euforica: ho subito capito che anche gli uomini devono far sentire la loro voce e avere un ruolo in questa campagna elettorale”.
Ebbene, i numeri sembrano dargli ragione: il primo obiettivo di White Dudes for Harris era di mettere insieme 10mila uomini, e invece al primo evento su Zoom sono si sono collegati in 190mila. Era luglio, e da allora a oggi l’associazione ha raccolto ben 4,5 milioni di dollari per la campagna di Kamala Harris. Uno dei temi che Nellis e suoi ‘dudes’ hanno affrontato è quello della “immensa epidemia di solitudine” tra gli uomini americani, che in parte contribuisce a spiegare l’alta percentuale nell’uso di stupefacenti, la tendenza a credere a “complottismi tossici”, persino l’alto tasso di suicidi. In queste ore prima dell’election day i ‘White Dudes’ sono ovviamente molto attivi, specie sui temi dei lavoratori bianchi, ma non solo: con i sondaggi che danno i due candidati tuttora sul filo del rasoio, la partita è anche quella di conquistare gli indecisi negli swing states e altre categorie di elettori tradizionalmente trumpiane, come per esempio i veterani e gli abitanti delle immense zone rurali degli Usa.
Va detto però che tra le novità della campagna 2024 in campo democratico non ci sono solo i ‘ragazzi bianchi’. Un’altra realtà che ha fatto molto parlare di sé, soprattutto in quest’ultimo scorcio della corsa presidenziale, è quella dei ‘Republicans against Trump’, che mette in fila tutti i repubblicani o ex repubblicani che hanno deciso di voltare le spalle all’ex tycoon e che nonostante i loro convincimenti conservatori hanno deciso di schierarsi dalla parte della vicepresidente: Liz Cheney – di cui Trump ha detto che bisognerebbe “spararle” – è solo il caso più famoso, ma tra i tanti esponenti del Grand Old Party che hanno espresso il loro endorsement per la democratica ci sono l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, l’ex vicepresidente Mike Pence, l’ex capo di gabinetto di Trump John Kelly, l’ex governatore (nonché star hollywoodiana) Arnold Schwarzenegger, gli ex segretari alla difesa Mark Esper e Jim Mattis, l’ex vicepresidente (sotto Bush) Dick Cheney, l’ex direttor della Cia Michael Hayden, il senatore nonché ex candidato alla presidenza Mitt Romney, tra i tanti. Non finisce qui: se navigate sui social, vi imbatterete rapidamente anche nei ‘Muslims for Harris’ (islamici per Harris), nell’associazione ‘Southern Sister Register’ che raccoglie un’altra categoria “difficile” per la candidata democratica, quella delle donne negli Stati del sud, che in prevalenza si presentano da sempre in “rosso profondo”, il colore dei repubblicani.
Con gli endorsement di Julia Roberts (che ha invitato le mogli degli elettori trumpiani “a tradire” i mariti nel segreto dell’urna) e prima di Taylor Swift, Meryl Streep, Beyoncé, Billie Eilish e ultimissima pure della cantante soul Alicia Keys presentatasi al fianco di Harris nella combattutissima Pennsylvania, la mobilitazione femminile a favore di Harris ha avuto una spinta notevolissima: anche qui, come ricorda il New York Times, la motivazione va di nuovo cercata (anche) nei numeri. Perché Donald Trump aveva conquistato la maggioranza femminile bianca – il blocco elettorale numericamente più ampio degli Stati Uniti – per ben due volte di seguito. Nel 2016 il 47% delle donne bianche ha votato per l’ex tycoon contro il 45% di quelle che scelsero Hillary Clinton. Nel 2020 erano addirittura di più: il 53% di loro votò per Trump, solo il 46% per Joe Biden. Adesso, stando ai sondaggi Nyt/Siena College, questa fetta di elettorato appare perfettamente appaiata nei due schieramenti: ancora una volta, possono essere decisivi scostamenti anche minuscoli. Ebbene, sin dall’entrata in campo di Kamala Harris, la mobilitazione femminile si è fatta sentire con forza: la campagna ‘White Women Answer the Call’ – praticamente l’equivalente speculare dei ‘White Dudes’ – ha raccolto in poco tempo almeno 11 milioni di dollari.
In altre parole, mentre la vicepresidente non dovrebbe aver problemi a conquistare il voto delle giovani bianche determinate a difendere i diritti riproduttivi e che scendono in campo per la salute delle donne, la campagna di Harris ha voluto puntare anche su donne bianche non laureate, che tendenzialmente votano repubblicano, se non altro per motivi economici. Ecco allora la scelta di concentrarsi sulla cosiddetta ‘care economy’, ossia le politiche volte a sostenere i bisognosi, i genitori soli e similari. La sondaggista Celinda Lake, intercettata dal Nytimes, la dice così: “In questo segmento stiamo cercando di intercettare le ‘elettrici silenti’ delle fasce bianche meno abbienti, ossia le donne che magari non dicono ai loro mariti come intendono votare”. L’obiettivo, conclude, è chiaro: “Conquistate le donne più di quanto perdete gli uomini. È così che si vince”. Donne e uomini, White Dudes e White Women: la partita si gioca anche con loro.