New York, 4 novembre 2024 – Ha vissuto un’intera vita tra le gaffe. Rischia di andarsene malinconicamente con l’ennesimo scivolone, che sarebbe il più pesante se Kamala Harris non diventasse presidente. Joe Biden, replicando alle affermazioni razziste di un comico trumpiano su Porto Rico, definito “un’isola di spazzatura”, ha chiamato “rifiuti” i sostenitori di Donald che applaudivano al Madison Square Garden. Harris ha dovuto subito prendere le distanze. Forse per un attimo Biden ha pensato di essere ancora un candidato e non il capo della più grande democrazia e potenza del mondo.
Gli mancano ancora circa ottanta giorni prima di consegnare le chiavi della Casa Bianca al successore, il 20 gennaio 2025, ma quella frase pronunciata a pochi giorni dal voto rischia di macchiare la sua eredità se non addirittura di trasformarlo in un capro espiatorio. Non importa se con lui l’economia Usa sia tornata in forte crescita, con la disoccupazione ai minimi storici e l’inflazione in discesa. Il gesto nobile del presidente in carica, dolorosissimo per un politico che si è fatto da parte “per il bene del partito” ricevendo in cambio solo un “grazie, Joe”, rischia di essere dimenticato.
Non è un caso se Harris non si sia quasi mai fatta vedere sul palco con lui da quando è stata nominata. Lei si dice la rappresentante di “una nuova generazione di leader”, vuole mostrarsi diversa dal vecchio Joe. In caso di vittoria, invece, Biden tornerebbe a essere l’eroe, l’uomo del sacrificio, il presidente della transizione che aveva annunciato nel 2020 per poi ricandidarsi alle primarie del 2024 spiazzando molti, data la sua età.
Dal giorno del trionfo, con un voto popolare senza precedenti (75 milioni di preferenze) e la promessa di “restituire l’anima” al Paese, sembrano passati anni luce. C’è stata, a fare da spartiacque tra allora e adesso, la disastrosa performance del dibattito del 27 luglio in cui i quasi 82 anni di Biden (li compirà il 20 novembre) sono sembrati troppi anche ai seguaci più affezionati.
In qualche modo domani ci sarà un doppio verdetto anche per lui. Sul piano internazionale e su quello interno. Con Harris alla Casa Bianca dal gennaio 2025, Netanyahu avrebbe meno mano libera e potrebbe concedere a Biden un contentino sulla mini tregua a Gaza e un limitato scambio di ostaggi. Ma soprattutto Putin, che tifa per Trump, incontrerebbe un’America pragmatica e ostile molto determinata in difesa della Nato e della sovranità ucraina.
Qualcuno si augura che le ultime gaffe di Joe possano addirittura tornare utili, avendo scatenato la reazione viscerale e non presidenziale di un Trump che sta allontanando gli indecisi dell’ultima ora. In ogni caso Biden ha davanti ancora due mesi abbondanti alla Casa Bianca. Difficile pensare che se non concederà la grazia al figlio Hunter, la possa offrire a Trump per tenerlo fuori di prigione dopo che nel 2021 il tycoon promosse l’assalto al Congresso per impedirgli di diventare presidente.