Lunedì 28 Ottobre 2024
GIAMPAOLO PIOLI
Elezioni USA

“Trump in vantaggio” per gli investitori. Barclays: “Vincerà lui”

A una settimana dal voto, i produttori di petrolio e gas scommettono sul tycoon, le aziende green su Harris. Le Borse Ue hanno già prezzato l’esito delle urne. I sondaggisti: grande incertezza

New York, 28 ottobre 2024 – I banchieri come Jamie Dimon della JPMorgan Chase, che già a Davos avevano sottolineato, un po’ a sorpresa, "in fondo Trump ha fatto anche cose buone", adesso tacciono prudenti anche se il mondo degli investitori, soprattutto europei, sembra avere più fiducia in una vittoria di Donald, che non di Kamala Harris. I mercati azionari europei hanno già prezzato la vittoria del candidato repubblicano, afferma per esempio in un report la Barclays. Le Borse mondiali già si preparano al dopo, con l’ombra di Cina e Russia, in cerca di un’alternativa geopolitica. Nel nuovo borsino degli scommettitori digitali, che usano le criptovalute ma che non sono ammesse e registrate in Usa con questo sistema, un anonimo con una sola puntata da 33 milioni di dollari ha attribuito a Trump il 60% di possibilità schiacciando la Harris al 40%.

È opinione condivisa fra i gestori che se il repubblicano Trump tornerà al potere darà nuovo impulso alla produzione nazionale di petrolio e gas, aiutando così titoli come Exxon e Chevron. Diverso il discorso nel caso di una presidenza a Harris che probabilmente stimolerebbe le azioni di aziende attive nell’energia rinnovabile, in particolare nei settori dei veicoli elettrici e dell’energia solare.

A una settimana dal voto. Gli investitori con Trump. Barclays: vincerà lui
I produttori di petrolio e gas scommettono sul tycoon, le aziende green su Harris. Le Borse Ue hanno già prezzato l’esito delle urne. I sondaggisti: grande incertezza.

Anche in questi ultimi otto giorni, però, le fake news e le false e distorte informazioni sui social dominano e disorientano. Negli ultimi sondaggi col voto popolare Harris è in vantaggio di due punti rispetto al tycoon. In queste ore anche i sondaggisti più esperti gettano la spugna e non nascondono di rimanere prigionieri dei margini di errore assicurando che "solo l’affluenza al voto sarà il termometro della vittoria". A New York e in altri 23 Stati americani che stanno votando anticipatamente, quasi 40 milioni di elettori hanno già espresso le preferenze, di persona o per posta. Le donne sono in larga parte a favore di Harris per la difesa della legge sull’aborto considerata un diritto federale (negato dalla decisione della Corte Suprema), per i programmi di assistenza sanitaria e alle famiglie. Gli uomini invece propendono per Trump e lo scarto sarebbe di 12 punti.

I giovani maschi, soprattutto bianchi, seguono lo stesso trend con una variante: quelli che hanno un diploma o una laurea tendono a rimanere democratici. Quelli senza un titolo di studio alto o addirittura nelle zone rurali del Midwest e del Sud appoggiano la muscolarità politica di Trump, il suo decisionismo estremo, e nutrono dubbi su una donna al comando con una guerra in Europa. Per non parlare dello scontro frontale Israele-Iran che accusa gli Usa di aver assistito Netanyahu indirettamente anche nell’ultima e chirurgica rappresaglia su Teheran. Ma c’è anche l’incognita del partito verde di Jill Stein che potrebbe sottrarre voti a Harris.

Insomma, dopo la notte del voto, il 5 novembre, ci potrebbero volere dai quattro ai 10 giorni in più per una indicazione sicura e non contestata del prossimo inquilino della Casa Bianca.