"Prima di noi viene l’Italia". Poche parole, quelle postate dal senatore Pier Ferdinando Casini su Instagram, accanto a una foto del Tricolore. Lì, chi conosce bene il senatore bolognese, ha capito che la porta che avrebbe potuto aprirsi verso il Quirinale si stava chiudendo. Ieri all’ora di pranzo, mentre era in corso il settimo scrutinio e non si sapeva ancora della ’spinta’ dei 387 voti a Mattarella, Casini, che sa bene come funziona la politica e come uscire da una situazione difficile a testa alta, ha chiesto infatti "a tutti i colleghi e al Parlamento, di cui ho sempre difeso la centralità nell’ambito delle istituzioni democratiche, di togliere il mio nome dalla discussione. E di chiedere al presidente Mattarella la disponibilità a continuare il suo mandato nell’interesse dell’Italia".
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Poco dopo, Casini ha pubblicato sui social anche la foto con la stretta di mano a Mattarella: "Viva il Parlamento, viva la Costituzione, viva l’Italia".
Una lezione di stile che tanti colleghi hanno riconosciuto al senatore bolognese. Tanto che, durante l’ottavo scrutinio, dopo l’applauso per la rielezione di Mattarella, diversi parlamentari tributano una inaspettata ovazione a Casini. "Questa è la dimostrazione che sei e sarai sempre un uomo delle istituzioni. Grazie Pier", gli ha scritto il presidente della Liguria e cofondatore di Coraggio Italia, Giovanni Toti. E anche il leone democristiano Clemente Mastella si è rammaricato del "mancato coraggio" che non ha consentito l’elezione di Casini. Su di lui, tra l’altro, avevano puntato forte Matteo Renzi e la componente Base Riformista del Pd.
"Non vi libererete facilmente di me" ha poi scherzato con i cronisti un "sereno" Casini: si torna in scuderia, tanto per i cavalli di razza c’è sempre una nuova corsa.