Domenica 22 Dicembre 2024
Gabriele Canè
Editoriale e Commento

Valencia, adesso serve una risposta europea

Sfida ai cambiamenti climatici

Re Felipe contestato a Valencia (Ansa)

Re Felipe contestato a Valencia (Ansa)

Fino a non moltissimi anni fa a Ronda, nell’ufficio del comandante del Tercio de Extranjeros, la Legione straniera spagnola, c’erano solo due foto: di Francisco Franco, primo comandante del primo nucleo della Legione, e del Re. Perché in Spagna, nonostante le “leggerezze” di Juan Carlos, il Re era, e resta il Re. Al di sopra.

Ma c’è troppo fango a Valencia, troppa morte, a volte orribile, troppa rabbia. Più forte del rispetto per Felipe e Letizia. Hanno avuto coraggio i monarchi ad andare tra quella gente disperata che li ha insultati, infangati. Una scena che può capitare ovunque, a chiunque rappresenti il proprio Paese. Perché il (mal)tempo sta dando spallate brutali in Europa, in Asia, dappertutto. Perché si allagano le strade a Dubai come a Bologna, in Toscana, in Romagna, nella Milano dei boschi verticali che fatica a contenere due rigagnoli come il Lambro e il Seveso. E poi frane, campagne allagate, case e aziende devastate. Spesso negli stessi posti, allo stesso modo, a pochi mesi di distanza. Come a Valencia vittima ciclica, da secoli, di devastazioni.

Con una certezza: piove in pochi minuti quanto in un anno. Vero, ma non da oggi. Di fronte a questo nemico che avanza lanciando l’atomica, noi però continuiamo a rispondere senza muovere un dito, o con la fionda, novelli Davide. Con poca manutenzione, pochi investimenti, poca lungimiranza. Quanto abbiamo destinato del Pnrr per rinforzare argini, ripulire canali, predisporre difese adeguate alle nuove minacce? Quanto abbiamo speso dei soldi già stanziati? Allora, invece di fissare demenziali scadenze ‘green’ che stanno uccidendo l’automotive e migliaia di posti di lavoro, perché l’Europa non vara un grande piano di difesa del territorio? Da finanziare con Eurobond, magari, da vincolare, quello sì, a scadenze strette e ragionevoli. Perché con le mani in tasca, o con la fionda, questa volta si perde. E vince Golia.