Andreea Rabciuc, 27 anni, di Jesi. Saman Abbas, 18 anni, di Novellara. Sara Pedri, 31 anni, di Forlì. Cristina Golinucci, 21 anni,di Cesena. Sergio Isidori, 5 anni, di Macerata. Emilia Magrini, 87 anni, di Cattolica. Alessandro Venturelli, 22 anni, di Sassuolo. Che cos’hanno in comune tutte queste persone? Andreea Rabciuc è scomparsa da poco più di un mese; Saman Abbas il 30 aprile del 2021; Sara Pedri più di un anno fa; Cristina Golinucci il 1° settembre 1992. Di Sergio Isidori non si hanno più notizie dal 23 aprile 1979; di Emilia Magrini dallo scorso dicembre; di Alessandro Venturelli dal 5 dicembre 2020.
Chi forse è stato ucciso; chi forse è finito in una setta e chi forse s’è tolto la vita. E chi invece, semplicemente, non si sa. Ma tutti, in comune, hanno la scomparsa. E i loro familiari hanno, in comune, il dolore più grande che si possa immaginare, perché non sapere più nulla di un proprio caro, temere la sua morte ma al tempo stesso conservare una fragile speranza, è peggio che avere una tomba sui cui piangere. Mirella Sintoni, la mamma di Sara Pedri, venerdì sera ha partecipato alla via Crucis di Forlì e ha detto: "Sto provando il dolore più grande che una mamma possa sopportare". Ha usato questo verbo: ’sopportare’. Ma credo che una persona che soffre una mancanza di questo tipo abbia il diritto – anche se non glielo auguro – di non riuscire a sopportare.
Ricordo il processo per il disastro della Val di Stava (19 luglio 1985, 268 persone travolte da 180.000 metri cubi di fango). Alla lettura della sentenza, con la quale dieci imputati vennero condannati, una ancor giovane donna che aveva perso in quel disastro i suoi tre figli si mise a gridare e di quelle parole urlate (più contro i giudici che contro i colpevoli) se ne riuscirono a intendere solo poche: dicevano che i suoi figli non erano morti, che bisognava cercarli ancora. Erano passati sette anni. Dal 1° gennaio 1974 fino a dicembre 2020 in Italia sono scomparse 258.552 persone: di queste, 62.842 non sono mai state trovate.