Al di là di numeri, percentuali, raffronti e statistiche, che ovviamente conservano una fondamentale importanza per capire che aria tira, la tornata elettorale di oggi che coinvolge 761 comuni, 20 dei quali capoluoghi di provincia, servirà a chiarire meglio e a orientare i rapporti di forza fra Lega e Movimento Cinque Stelle. I due schieramenti, fra l’altro, stanno anche sviluppando un assestamento interno con Matteo Salvini che tende a presentarsi sempre più come il vero leader del centrodestra e Luigi Di Maio in azione di smarcamento dal ‘padre’ Beppe Grillo. Ad urne chiuse si capirà anche cosa resta del Pd, uscito ammaccato in buona parte d’Italia (anche alle regionali di Friuli e Molise) con pericolosi scricchiolii pure nelle regioni-fortino come Emilia Romagna, Toscana e Marche. L’importanza di questo stress test che si sviluppa a macchia di leopardo, isole comprese, sta anche nel fatto che le comunali arrivano sulla strada di un governo già in carica e non da costruire. Ecco perché la campanella suona come primo indice di gradimento e barometro della fiducia.
Il Paese vuol vedere il governo al lavoro e difficilmente col voto di oggi punirà in modo severo Lega e M5S, nonostante alcuni gruppi di potere e qualche giornale insistano con refrain del pericolo di uscita dall’Europa quando lo staff governativo ha già escluso questa eventualità. La sensazione diffusa è che la Lega faccia un ulteriore passo avanti, mentre i pentastellati puntano a mantenere la presa. Il Pd post renziano, dicevamo. Lo stress test è anche per lui. Ci sono capoluoghi come Ancona dove rischia il ballottaggio con un centrodestra a tre punte con Lega, FdI e FI. Zona scivolosa, dunque, con le truppe di Salvini che alle politiche da zero virgola fecero un balzo al 20%, dopo un marketing tutto centrato su immigrazione e sicurezza. Altro comune simbolo è Imola, 80mila abitanti, città dell’ex ministro Giuliano Poletti, cassaforte storica del Pd attraverso i colossi cooperativi che però negli ultimi anni hanno perso posti di lavoro e forza economica.
Per la prima volta dopo 73 anni di governo a sinistra anche qui c’è possibilità di ballottaggio, più con la candidata grillina che col centrodestra unito. Infatti alle politiche Pd e pentastellati hanno chiuso appena sotto il 30% quasi a pari merito. E ora quel che resta dei dem ha dovuto pescare un candidato non iscritto. Ipotizzare una situazione del genere solo cinque anni fa sarebbe stato un film di fantapolitica buono per il Festival di Venezia. E Forza Italia? Poco presente sul territorio, sembra missing in action, dispersa, e rischia di perdere consensi a favore della Lega. Fra le spine del Pd c’è pure Brescello nella Bassa reggiana, il paese di Peppone e Don Camillo, unico comune emiliano commissariato per mafia e squassato tutt’ora dalle turbolenze del maxi processo alla ‘ndrangheta. Elezioni-bussola dunque, una prova di orienteering che non stravolgerà l’assetto del neonato governo del premier Giuseppe Conte, ma fornirà indicazioni sui pesi e sulla forza delle squadre in campo.