Le coincidenze della storia fanno sì che Giorgia Meloni si trovi al posto giusto, al momento giusto, in quell’incrocio magico che la vede uscire vincitrice in Italia alla immediata vigilia del G7 al Borgo Egnazia, in Puglia. E, caduti sul campo elettorale, nei rispettivi Paesi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz, toccherà alla premier italiana riprendere le fila di una politica estera europea che, sia pure in chiave decisamente meno oltranzista e bellicista, mandi un avviso netto a Biden e, per converso, a Putin: l’Italia continuerà a sostenere l’Ucraina.
Non è un caso, del resto, che chiuse le urne, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, con buona pace degli slogan pacifisti di Matteo Salvini, si sia affrettato a mettere a fuoco un punto chiave: "Escludo che il fronte europeo che sostiene l’Ucraina si incrini, perché tutti quanti sanno bene che la difesa del diritto internazionale è un valore, come lo è l’indipendenza dell’Ucraina".
È anche e soprattutto su questo terreno, d’altra parte, che la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen intende misurare, in nome e per conto dei Popolari, il grado di affidabilità delle forze alle quali chiedere il sostegno per il rinnovo dell’incarico. Chi ragiona secondo le categorie del 2019, quando la guerra in Europa non era neanche immaginabile, rischia di trovarsi fuori strada nel decrittare lo scenario prossimo venturo delle alleanze e delle divisioni dalle quali nasceranno i nuovi assetti di potere in Europa da qui a qualche settimana. E, invece, la posizione rispetto al conflitto russo-ucraino è una linea di demarcazione decisiva. E su questo confine "costituzionale" (nel senso che è parte della constituency democratica europea), Meloni ha dato ampie dimostrazioni di stare nel solco del più rigoroso europeismo e atlantismo. Una carta di affidabilità che la premier, tanto più in tempi incerti e preoccupanti, con le destre neutraliste e filo-Putin in grande spolvero, sa di poter giocare sui tavoli internazionali. E, come lei, lo sanno anche i suoi partner (compresi i malmessi Macron e Scholz) e il presidente americano.