Mercoledì 18 Dicembre 2024
GABRIELE CANÈ
Editoriale e Commento

L’escalation prima della tregua

L'attacco russo in Ucraina: segnali di pace o nuova escalation? Analisi della situazione a mille giorni dall'inizio della guerra

Vigili del fuoco ucraini impegnati a spegnere le fiamme a Sumy dopo il massiccio attacco sferrato dalla Russia (Ansa)

Vigili del fuoco ucraini impegnati a spegnere le fiamme a Sumy dopo il massiccio attacco sferrato dalla Russia (Ansa)

Roma, 18 novembre 2024 – Certo non è un caso il massiccio attacco russo sferrato la scorsa notte sull’Ucraina. Forse è un segnale la pioggia di bombe che si è abbattuta su quella popolazione martoriata. Forse è la conferma, a mille giorni dall’inizio di questa tragica guerra, che qualcosa si sta muovendo verso la pace o qualcosa che le assomigli: ad esempio una lunga tregua per evitare altri lutti e ridare serenità a milioni di vite. La storia dei conflitti è infatti piena di escalation quando si intravede all’orizzonte la possibilità di un’intesa, un modo per arrivare al tavolo delle trattative con un nemico ancora più provato, con qualche chilometro di territorio in più da barattare.

In ogni caso, è certo che qualcosa si sta muovendo. Il cambio a Washington apre spiragli, anche Zelensky ci crede, e persino il Cremlino, a modo suo, non esclude novità per il ‘25. Si è mosso anche Scholz per dare un segno della sua esistenza: sarebbe stato meglio che non l’avesse fatto. Telefonare in solitaria a Putin per una sorta di appello ultimatum, è stato l’ennesimo gesto di debolezza di un uomo incapace di risolvere i problemi tedeschi, figuriamoci quelli mondiali. E per fortuna che Meloni, il G7 e la Ue hanno rimesso ogni attore nella sua parte in questa sanguinosa commedia. Perché 1000 giorni dopo bisogna fissare bene nella mente quello che a qualcuno, nel frattempo, è strumentalmente sfuggito: il 22 febbraio del ‘22 c’è stato un aggredito, l’Ucraina, e un aggressore, la Russia. È vero, nel Donbass da anni tutti avevano giocato sporco, anche Kiev. Ma una guerra di invasione è un’altra cosa, per cui non ci possono essere se, ma, però. Da questo dato di fatto può e deve partire una trattativa equa. Alla fine è probabile, realistico, che l’aggredito sarà costretto a cedere territori all’aggressore. Mutilazioni e non concessioni di un Paese che dopo 1000 giorni vuole essere più che mai occidentale e sovrano.