Lunedì 16 Dicembre 2024
Agnese Pini
Editoriale e Commento

Tre spiegazioni dietro la sfida di Forza Italia

Il dibattito sullo ius scholae sposta l’asse politico del partito, ma anche della coalizione, verso un centro liberale e cattolico rimasto orfano di riferimenti

Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, alla 45esima edizione del Meetingdi Rimini (Ansa)

Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, alla 45esima edizione del Meetingdi Rimini (Ansa)

Il caso politico dell’estate si chiama Forza Italia, e si chiama Antonio Tajani, che con una mossa poco prevedibile, anche per chi ha il gusto di osservare da vicino i corridoi del potere, ha messo in crisi in un colpo solo i suoi alleati di governo e gli avversari dell’opposizione. Con un merito, se non altro: costringere il soporifero dibattito agostano, ripiegato su presunti complotti tra giornali e procure, a virare finalmente su un tema concreto e urgente per il Paese: lo ius scholae, ovvero la normazione del diritto che consentirebbe a quasi mezzo milione di persone di accedere alla cittadinanza. Un diritto reso sempre più necessario da condizioni sociali, demografiche, culturali, lavorative mai come oggi pressanti.

A ricordarlo e ribadirlo – e lo fa ancora una volta Tajani proprio oggi, dalle nostre pagine – è stato, pochi giorni fa, perfino il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, di cui tutto si può dire fuorché sia un estremista di sinistra. Preso atto del merito, guardiamo adesso al metodo: cosa vuole portare a casa Forza Italia con questa mossa? Vuole destabilizzare il governo, intrecciare un legame con l’opposizione, tramare ai danni di Fratelli d’Italia e della Lega? Sempre Tajani, sempre da queste pagine, promette di no, e c’è da credergli: una virata degli eredi di Berlusconi verso il centrosinistra, un ancor più ardito accordo con il Pd dell’era Schlein, sono semplicemente fantapolitica. Sarebbero, in sintesi, un irrimediabile tradimento del mandato del fondatore, tanto rievocato in questi giorni di accuse, polemiche, veleni. Per comprendere l’attivismo di Tajani dobbiamo tornare agli effetti a medio e lungo termine del voto europeo: il sorpasso di Forza Italia sulla Lega, il capitombolo del Terzo polo smarrito insieme al suo progetto centrista – quello targato Calenda e Renzi – e la necessità di mantenere una credibilità forte in Europa e soprattutto con i Popolari, famiglia politica dei forzisti, vista anche l’emarginazione a cui si è costretto, a Bruxelles, il governo italiano.

Lo ius scholae guarda esattamente a queste tre dinamiche, sposta l’asse politico di Forza Italia ma anche della coalizione verso un centro liberale e cattolico rimasto orfano di riferimenti: milioni di voti che devono essere ascoltati, intercettati, convinti. La sfida è in quel bacino, lo stesso invocato dai figli di Berlusconi, Pier Silvio e Marina, nelle scorse settimane. Lo stesso a cui anche il centrosinistra guarda con attenzione e preoccupazione: schiacciarsi su un eccessivo radicalismo ha già dimostrato di essere una strategia di corto respiro, soprattutto elettorale. Come dire, Meloni e Salvini da un lato, Schlein e Conte dall’altro, il risultato non cambia: da soli non bastano.