Roma, 14 ottobre 2024 – Per fortuna che siamo nell’epoca della privacy. In cui abbiamo, se Dio vuole, una autorità Garante che vigila, dispone, indaga. Con assoluta professionalità. Peccato che quando esci di casa sei filmato da qualche telecamera, e anche con il telefonino spento una cellula individua esattamente dove sei, mentre un satellite registra quello che stai dicendo. In questo colabrodo della riservatezza, vogliamo meravigliarci che un bancario pugliese rovisti per circa 6mila volte nei conti correnti e nelle carte di credito di politici e vip, famiglia Meloni al completo, o Ignazio La Russa, presidente del Senato e seconda carica dello Stato Italiano? Meravigliarsi no, ma indignarsi, quello sì, sarebbe il minimo. Come per il mega dossieraggio messo in piedi da un finanziere a Padova, pentolone scoperchiato un anno fa dal ministro Crosetto. Grande indignazione, però, in giro non se ne vede, tranne che tra le vittime di questi episodi, che in quanto tali non fanno vittimismo, visto che subiscono reati e violazioni vere, non percepite.
Sinceramente non scandalizza che i più ‘attenzionati’ siano la premier e i politici di centro destra: governano e dunque sono esposti maggiormente agli appetiti di mascalzoni e mestatori. Semmai c’è da rilevare con un sospiro di sollievo come sorte analoga non sia stata riservata a tanti predecessori di altri schieramenti, più fortunati o meno abbienti. Sta di fatto che ci troviamo di fronte a episodi gravissimi che oggi riguardano personaggi ai vertici della Repubblica e della cronaca, domani possono coinvolgere noi perché antipatici a una vicino di casa. Allora, un Parlamento che ha istituito una Commissione di inchiesta sulle cause di inquinamento del fiume Sarno (XIV Legislatura), può e deve istituirne (subito) una anche sull’inquinamento della vita democratica. Perché può succedere che il nemico ti ascolti. Ma se lo fa un insospettabile "amico"...