Sabato 23 Novembre 2024
AGNESE PINI
Editoriale e Commento

Siamo umani. E la fragilità non è debolezza

Il potere - proprio come il corpo - ha sempre una scadenza. E dunque non ha più bisogno di super uomini, ma solo di uomini, e donne, normali. Questo ci racconta la fragilità dei potenti. Una fragilità che non è debolezza

Agnese Pini

Agnese Pini

Se esiste una grazia, è quella di potersi dire fragili. E di poter raccontare e mostrare la propria fragilità, intima e fisica, senza paura di ciò che da sempre suona come la più grande minaccia al potere: la debolezza. Del corpo come dello spirito. Per esempio: si racconta che dei grandi imperatori d’Oriente si occultassero nei modi più bizzarri - con paramenti e belletti - i malanni e gli acciacchi fino all’ultimo secondo possibile. E oltre.

È dunque una conquista dei tempi poter guardare al potere con quel senso d’umano che è dato dalla caduta, dalla malattia, dalla stanchezza.

Così è semplicemente umanissimo il presidente Usa Joe Biden che inciampa sui suoi passi incerti di ottuagenario mentre sale la scala dell’Air Force One.

È umano, umanissimo, papa Francesco che rinuncia alla Via Crucis al Colosseo - il momento più solenne e simbolico dell’anno cristiano - perché "fa freddo". Sì, fa freddo: e lui, come ogni 86enne reduce da una bronchite, non può permettersi di uscire. "Sono anziano", ha detto Bergoglio, "e sono ancora vivo".

È umano, umanissimo, anche Silvio Berlusconi ricoverato nella terapia intensiva del San Raffaele: con la sua età, la sua leucemia cronica, le sue complicazioni. Una malattia, una fragilità che diventano normali e comuni, dunque comprensibili da tutti, dunque alla portata di tutti, perché da tutti riconoscibili. Nei casi che ho citato non ci sono né la malattia e l’anzianità ostentate - anche quell’ostentazione è stata usata talvolta come un esercizio di potere - né la malattia e l’anzianità negate, occultate, rifiutate. Il potere contemporaneo può e deve essere fragile, non necessita di cavalcare a torso nudo sulla groppa di un cavallo, come nelle fotografie che amava farsi fare Vladimir Putin: la forza del corpo che si identifica con la forza della leadership.

Perché abbiamo finalmente capito che la fragilità non è debolezza: è solo il ribadire anche attraverso la caducità del corpo che il potere - proprio come il corpo - ha sempre una scadenza. E dunque non ha più bisogno di super uomini, ma solo di uomini, e donne, normali. Come noi.