Venerdì 22 Novembre 2024
AGNESE PINI
Editoriale e Commento

Siamo pronti a vivere con meno?

I prezzi in aumento, le materie prime che scarseggiano, i razionamenti. Dopo la pandemia e con la guerra in Ucraina ancora in corso, l’Italia e l’Europa devono affrontare una fase nuova, e nuove difficoltà. Difficoltà che richiedono anche un cambiamento di visione sul mondo

L'editoriale di Agnese Pini

L'editoriale di Agnese Pini

È dunque davvero finita l’età dell’abbondanza? È finito il mito della crescita, dei consumi illimitati, del reddito garantito? Il nostro habitat naturale – cullato dall’onda lunga della pace e del benessere – già mutato drasticamente, è destinato a non tornare indietro?

Di "fine dell’abbondanza" ha parlato la scorsa settimana il presidente francese, sommerso poi da un profluvio di indignate critiche. Ha detto Macron: "La Francia, l’Europa e il mondo sono stati troppo spensierati di fronte al crescere di regimi illiberali e al rafforzamento di regimi autoritari". E poi: "La fine dell’abbondanza riguarda tutto, dal denaro ai prodotti tecnologici, dall’acqua alle materie prime".

In Italia le limitazioni sono già un dato di realtà: si parla di abbassare i riscaldamenti, di fare a meno dell’illuminazione notturna dei negozi, di introdurre l’ora legale permanente, di chiudere le scuole nel fine settimana, di revisionare al ribasso gli orari di lavoro in fabbriche e uffici. Che cosa significa vivere con rinunce e limitazioni, sebbene di altra natura, lo avevamo del resto già sperimentato sulla nostra pelle nei tempi più drammatici del Covid: il lockdown, le chiusure, il distanziamento sociale ci avevano mostrato crudamente che significa vivere un’epoca di restrizioni. Siamo pronti a farci i conti? Abbiamo davvero capito la portata di questo cambiamento storico? La sensazione è che i cittadini si stiano piegando con rassegnazione e stanchezza a una decrescita che non ha più nulla di quel mito di "agreste felicità" – ricordate la "decrescita felice"? – con cui qualcuno la descriveva negli anni in cui pareva essere una scelta, e non un obbligo. E i partiti? La campagna elettorale sfiora appena le grandi emergenze del momento: tra superficialità, paura e forse inadeguatezza. Del resto è difficile fare promesse in un momento in cui si parla solo di ciò che si dovrà togliere. Sì, anche questa è la cifra del nostro tempo.