Ravenna, 21 settembre 2024 – Gli scienziati ce lo ripetono da una vita, litania poco allegra per chi vive in Romagna: “Lo sapete che prima o poi il vostro territorio finirà sott’acqua”. Intanto sempre meglio poi che prima, verrebbe da dire, specie dopo essere riemersi, è proprio il caso di dirlo, dalla terza pesante alluvione in sedici mesi.
Ma in verità il problema è che in tanti snobbano i cambiamenti climatici, quando invece gli effetti sono sotto i nostri occhi, tutti i giorni. È ovvio che lo scioglimento dei ghiacci polari (e non solo, pensiamo alla Marmolada, che presto ci saluterà) porterà quelle terre a sollevarsi, conducendo ad un abbassamento delle parti meridionali della terra. E l’acqua avanzerà sempre di più nel nostro territorio, un po’ troppo maltrattato.
Dobbiamo quindi rassegnarci? Ma certo che no, però bisogna accettare che da tempo il mondo attorno a noi sta cambiando e se non lo capiamo, e soprattutto non ci regoliamo di conseguenza, l’acqua salirà sempre di più nelle nostre case. Anche perché noi ci abbiamo messo del nostro. La Romagna è una meravigliosa terra di opportunità, ma anche un’area dove si è costruito tanto, troppo, in nome del denaro. E più costruisci più aumenti il rischio di smottamenti e frane, tanto per cominciare. Concedere autorizzazioni a edificare grossi complessi commerciali in cambio di un boschetto di smilzi alberelli non è un buon affare, mai. Quindi cosa fare contro il rischio alluvioni? Cambiare atteggiamento dal punto di vista urbanistico, facendo in modo che alle promesse seguano poi i fatti (impresa sempre difficile). E soprattutto realizzare casse di laminazione. Sì, lo sappiamo, sono molto costose e si tratta di un lavoro lungo. Ma ormai è chiaro che pulire gli argini non basta più, è tempo di cambiare rotta.