Martedì 13 Agosto 2024
SIMONA BALDELLI
Editoriale e Commento

Parità di genere, le parole sono importanti

Piccoli e grandi cambiamenti: le parole danno forma ai pensieri e alle cose, costruiscono il nostro immaginario e ci definiscono come individui

L’arrivo della squadra di volley femminile all’aeroporto di Linate

L’arrivo della squadra di volley femminile all’aeroporto di Linate

Roma, 13 agosto 2024 – “Cosa c’è in un nome? Quella che chiamiamo rosa, anche con un altro nome avrebbe lo stesso dolce profumo", dice Giulietta Capuleti. Per i due sfortunati innamorati veronesi, separati dalla maledizione dei cognomi di famiglie rivali, era senz’altro vero. Eppure l’immenso Shakespeare sbaglia. C’è molto in un nome. Al solo menzionarla, una rosa si materializza davanti ai nostri occhi e ne sentiamo la fragranza. Le parole danno forma ai pensieri e alle cose, ne definiscono l’uso e la sostanza, costruiscono il nostro immaginario e ci definiscono come individui. Senza di loro non esisterebbe nulla, poiché un oggetto o una persona hanno bisogno di essere nominati per farsi strada fra i ricordi. In mancanza di parole non ci sarebbe neppure la fantasia poiché è impossibile immaginare ciò che non ha un nome. Pane! Casa! Appena li chiamiamo ne annusiamo la fragranza o ci sentiamo al sicuro delle nostre mura.

Tredici anni fa la legge Golfo-Mosca sancì per decreto un neologismo che definiva qualcosa che fino a quel momento non c’era: le quote rosa. Abbiamo impiegato un po’ di tempo a capire e accoglierne il significato. A qualcuno piaceva, altri ne erano irritati. Alcuni dicevano che la parità non si raggiunge per imposizione di legge, ma per gradi. Però, da quando la soluzione alla disparità ha un nome preciso, abbiamo visto quell’immaginario prendere forma sotto i nostri occhi. I CdA sono composti in percentuale apprezzabile anche da donne; nonostante le iniziali resistenze (che solo in pochi e ottusi casi perdurano) non vi sono più mestieri “da maschi” e “da femmine”. Ce lo hanno raccontato anche le recenti Olimpiadi, in cui il numero più alto di medaglie d’oro per l’Italia è stato raccolto da donne.

“In principio era il Verbo” (ovvero il “logos”, che è linguaggio o parola) è l’incipit di uno dei Vangeli, per invitarci ad andare all’origine delle cose. Oppure, in maniera più terragna: le parole sono importanti. Per rendere questa società un posto migliore, è bastato creare un nome e farlo entrare nell’immaginario collettivo.