
Papa Francesco si è unito al pellegrinaggio giubilare degli ammalati e del mondo della sanità
Al decimo piano del Gemelli non circolano violenti, malintenzionati. Soprattutto se è ricoverato il Papa. Al pian terreno, al pronto soccorso, come in tutti i pronto soccorso e in tanti reparti, l’atmosfera non è così ovattata, protetta. Nel 2024 si sono contate 18mila aggressioni a sanitari, e nel 69% dei casi l’aggressore era il paziente. In 38 giorni al Gemelli, Francesco ha avuto modo di curarsi, ma anche la voglia di sentire come se la passa il personale. "Male Santità, perché capita spesso che all’ospedale ci finiamo noi, per mano di chi vorremmo accudire". Dev’essere andata così, se nel Giubileo della sanità Francesco ha dedicato una notazione, un monito sulla sicurezza degli operatori. Un’aggiunta insolita, forse inedita per un Pontefice, certo frutto della sua esperienza recente, dolorosa. Allora, è vero che il suo richiamo, nel merito, non aggiunge nulla alla conoscenza del problema; tra quelle parole, però, è scivolato un avverbio che segnala stupore, che dà una scossa, che fa riflettere: perfino. "Talvolta sono perfino vittime di aggressioni". Già. Le dimensioni inquietanti e in continua crescita di questo fenomeno, non devono portare a una sorta di assuefazione, a farci dimenticare che siamo di fonte a un’anomalia gravissima: aggredire la persona che ti cura. Perfino! Intendiamoci, in un momento di insicurezza dilagante, non è difficile fare del "benaltrismo": c’è ben altro da arginare, dalle baby gang, alla follia della violenza sulle donne. Ma se le divise hanno finalmente avuto una tutela statale, visto che quella politica, sociale, non era riuscita a incoraggiarla neppure Pier Paolo Pasolini, in un Paese che spesso è più protettivo con i ladri che con la guardie; se questo scudo è stato possibile, altrettanto, in qualche modo va fatto preventivamente anche per i camici. Il Papa: "La loro missione va sostenuta e rispettata". Giusto. E prima ancora difesa.