Martedì 26 Novembre 2024
ANNA VAGLI
Editoriale e Commento

Lo sguardo fiero e la testa alta del killer narciso

Ieri Alessandro Impagnatiello si è presentato in aula con un aspetto curato e con la testa sempre alta: l’immagine di sé al centro del palcoscenico, in un teatro che non è più quello dell’hotel Armani, ma quello di una tragedia che lui ha scritto e diretto

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L’imputato Alessandro Impagnatiello alla lettura della sentenza del processo per il femminicidio di Giulia Tramontano (Matteo Corner/Ansa)

Roma, 26 novembre 2024 – Fine pena mai ed isolamento diurno per Alessandro Impagnatiello. Così, l’Assise di Milano, ha privato l’assassino di Giulia Tramontano di ogni attenuante.

Un “cattivo davvero cattivo” che ha ucciso in maniera lucida e capace la compagna incinta al settimo mese. “Pensare che una settimana fa ero in Monteleone a bere un caffè. Ora sono qui con un ergastolo”. Questa la frase pronunciata dal killer di Senago esattamente quattro giorni dopo l’arresto. La vita di Giulia paragonata ad una pausa caffè. Una finestra sull’architettura mentale di un uomo che non ha mai smesso di percepirsi al centro dell’universo. Dove gli altri, soprattutto Giulia e Thiago, erano solo accessori funzionali alla sua narrazione. Nessuna incrinatura emotiva. Non un ricordo con la compagna uccisa. Ma una tazzina sorseggiata nella via del lusso milanese.

A distanza di due mesi dal delitto riferiva poi alle psicologhe del penitenziario di non pensare al suicidio, di dormire e di nutrirsi adeguatamente. Così, dall’alto della sua immagine che di grandioso ormai ha ben poco, ieri si è presentato in aula con un aspetto curato e con la testa sempre alta. L’immagine di sé al centro del palcoscenico, in un teatro che non è più quello dell’hotel Armani, ma quello di una tragedia che lui ha scritto e diretto.

Non si è inchinato a Giulia e a suo figlio neppure nel giorno della lettura del dispositivo. Alessandro non si è piegato di fronte alla gravità delle sue azioni: la sua postura, il suo sguardo, il suo abbigliamento parlavano ancora di un uomo che si considera superiore, persino inviolabile. A fronte di una condanna, Alessandro sembra incapace di accettare la verità: che la sua discesa agli inferi è già iniziata e che, a differenza di quanto crede, il suo potere e il suo controllo non sono mai stati reali. Così se una Giulia ha ricevuto “giustizia”, un’altra ancora l’aspetta, Giulia Cecchettin.