Roma, 22 novembre 2024 – C’è più di un motivo per rallegrarsi di quanto accaduto mercoledì a Bruxelles, e guardare con minor pessimismo alle sorti della Ue. Il primo è la nomina di Raffaele Fitto, uno dei migliori elementi in circolazione nel non altrettanto nutrito panorama politico italiano: competente, rispettato, europeista, un democristiano che avrebbe potuto tranquillamente militare nel medesimo partito di Paolo Gentiloni. Per Giorgia Meloni non c’era scelta migliore.
Il secondo motivo è il voto favorevole annunciato di FdI, che sancisce la spaccatura del fronte sovranista di cui l’Ecr è il perno e offre l’opportunità alla premier di rimediare l’errore compiuto a luglio quando un paese fondatore si mise fuori dalla maggioranza Ue, e di fatto riporta l’Italia dentro palazzo Berlaymont. Il sovranismo nazionalista nel terzo millennio è bandiera buona per sfornare slogan ma di fronte realtà della Storia è moneta fuori corso: una volta messo alla prova del governo ogni sovranista è meno sovranista di prima.
La terza buona notizia è che anche il Pd sarà costretto a uscire dalla tentazione di opposizioni ideologiche, dovendosi misurare con un confronto pragmatico e costruttivo. Anche in Italia. I successi (solo) dei suoi vari candidati riformisti e le speculari difficoltà che incontrano i più intransigenti dovrebbero dire qualcosa alla Schlein.
C’è poi una cartolina, un monito che speriamo serva, per l’Europa stessa, la cui classe politica nelle ultime settimane assomigliava ai capponi di Renzo, con i nostri eroi a battibeccarsi mentre il mondo intero è in fiamme, mostrando ancora una volta di più come la vera crisi da affrontare, forse più di quella climatica, sia sul senso stesso della democrazia. Di fronte a leader mondiali aggressivi e spregiudicati l’Occidente risponde con la sua prima potenza ridotta a scegliere il suo commander tra due candidature imbarazzanti, che parevano aver vinto la selezione dei peggiori, le grandi nazioni europee per la maggior parte guidate da leadership deboli (Germania, Francia, Spagna) e la Ue che tra campagna elettorale e contorsioni successive impiega un anno a darsi un nuovo governo. Non ce lo possiamo più permettere.