Lunedì 15 Luglio 2024
GABRIELE CANE
Editoriale e Commento

Un’assistenza pubblica uguale per tutti

Curare il grande malato: la Sanità non può restare più in lista di attesa

Liste di attesa, il piano del governo: Cup unico, priorità e visite nei weekend (Ansa)

Liste di attesa, il piano del governo: Cup unico, priorità e visite nei weekend (Ansa)

Alla fine, quella che non è mai guarita è paradossalmente la Sanità: entrata febbricitante nell’era Covid, e uscita intubata dalla pandemia. Di cui sono rimasti percorsi a colori negli ospedali, progetti-flop di rilancio di governatori e assessori, e un collasso generalizzato nei tempi di attesa. Grave, gravissimo, per una salute pubblica che già sconta un deficit di cure auto imposto ai cittadini da preoccupanti livelli di povertà. "Pronto, il Cup?" Spesso è più confortante sentirsi dire che le liste sono chiuse. Perché una visita oculistica può anche essere rimandata di un anno, se il problema è la cataratta. Ma se qualcosa non funziona alla retina, forse in quel lasso di tempo si rischia pure di perdere un occhio. Come molti mesi per una Tac possono fare la non banale differenza tra conoscere un problema, curarsi, o non fare in tempo a individuare il male per poterlo combattere.

Insomma, bene che il governo si muova per una legge nazionale, visto che la sanità è stata divisa in 20 con la sciagurata riforma del Titolo quinto della Costituzione (2001), ma la tutela della salute spetta sempre allo Stato. Bene regole, paletti, scadenze. Bene che si prevedano sanzioni, come già fanno tante Regioni, per chi ha prenotato una visita e non si presenta. Migliaia ogni anno. Bene anche un progressivo affidamento alle strutture private accreditate degli stessi servizi svolti dal pubblico. In regime di gratuità, di ticket, ovviamente. Il problema è di dare a tanti, a tutti, questa opportunità. Di fare sì che l’assistenza pubblica sia tale ovunque la si fornisca, una dinamica spesso frenata da polverose riserve ideologiche. Infine i mezzi e il personale, senza i quali tutto resta sulla carta. Il decreto Schillaci prevede risorse. Che siano le poche che abbiamo, è fuori di dubbio. Che siano sufficienti, lo si spera. Perché il Grande Malato, la Sanità, non può restare più in lista di attesa.