Papa Francesco è tornato ieri a parlare della guerra e, durante l’udienza al Centro Femminile Italiano, ha usato parole durissime: "Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo. Pazzi!". Poi ha aggiunto: "La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, un modo ormai globalizzato, e di impostare le relazioni internazionali". Fuori da ogni ipocrisia, diciamo che sono parole difficili
Non si insegna al Papa a fare il Papa: è un vecchio detto che non va contraddetto. Per i credenti, il successore di Pietro è il Vicario di Cristo sulla Terra. Per la dottrina cattolica, è infallibile in materia di fede e morale. Ma anche i non credenti rispettano il Papa: questo Papa, poi, in modo particolare. Francesco ha scosso il mondo, ci ha ricordato gli scandali della povertà e della guerra, per troppo tempo - nella predicazione della Chiesa cattolica - secondari rispetto ad altri temi (quando non ad altri formalismi).
Ma tutto ciò premesso, le parole di ieri sono difficili da capire. Non so quanto spazio ne daranno oggi i giornali, credo poco, perché con questo Papa i media hanno un atteggiamento diverso rispetto a quello che avevano con Benedetto XVI e (per molti anni) anche con Giovanni Paolo II. Tuttavia, ripeto, sarebbe ipocrisia negare che le parole di ieri hanno sorpreso molti. Dall’inizio del conflitto, mai Francesco aveva rivolto parole così esplicite nei confronti dell’aggressore; e ora le rivolge agli Stati - fra cui l’Italia - che sostengono anche con le armi l’aggredito.
Non si insegna al Papa a fare il Papa, e sicuramente Francesco vola più alto delle nostre miserie, di noi che guardiamo torti e ragioni con vista solo umana. E quindi è con sincera umiltà che diciamo che fatichiamo a capire. Certo che sarebbe meglio risolvere la guerra con la pace: ma se l’aggressore continua ad aggredire, l’invasore continua ad invadere, che fare?
Ho conosciuto don Aldo Benevelli, il prete che a Cuneo diede il la alla Resistenza con Duccio Galimberti, e mi chiedo se anche un cristiano non possa contemplare l’uso delle armi per legittima difesa: magari putativa, per non lasciare che chi mostra i denti uccida bimbi innocenti.
Ma il carisma per guidare la Chiesa ce l’ha lui, il Papa, non noi, che restiamo qui a balbettare, un po’ confusi.