Roma, 21 luglio 2024 – Siamo usciti dalle urne dell’8 e 9 giugno come il “Paese con l’esecutivo più forte d’Europa”. Sembrava il viatico per una nuova maggioranza, lo spartiacque della Storia fra un prima e un dopo nelle sorti di chi tradizionalmente decide a Bruxelles, con l’Italia indiscussa protagonista. Ricordate? L’asse francotedesco indebolito, le destre in grande spolvero più o meno ovunque in Ue. Poco più di un mese dopo, il grande cambiamento non solo non si è visto, ma si è trasformato in una delle pagine politiche indubbiamente più contestate alla premier Giorgia Meloni, la prima vera sbavatura nella lunghissima luna di miele che ha segnato questi suoi due anni al timone di Palazzo Chigi. La decisione di Fratelli d’Italia di non appoggiare la maggioranza Ursula segna un assoluto precedente per la storia italiana.
C’è chi parla di appiattimento sulle destre dei Patrioti, chi imputa a Meloni di essersi comportata più da capo partito che da presidente del Consiglio. È indubbio che l’azzardo è stato pesante, specie per un Paese indebitato come il nostro, alle prese con il Patto di Stabilità e alla vigilia di una finanziaria che si preannuncia lacrime e sangue.
Tuttavia non sono d’accordo con chi oggi grida al disastro, accusando di insensatezza politica il calcolo della premier. Una vera valutazione rispetto alla bontà o meno della scelta di FdI potremo farla solo nei prossimi mesi, quando alcune pedine fondamentali dello scacchiere internazionale andranno a posto. Perché dietro la sofferta decisione di Meloni ci sono svariati paracadute, forse oggi meno evidenti ma potenzialmente destinati a diventare determinanti da qui a fine anno. Le elezioni americane – sul cui esito scommettono anche i Patrioti di Salvini e Le Pen – potrebbero stravolgere gli equilibri europei, con ricadute destinate a farsi sentire tanto sulla linea franco-tedesca rispetto alla guerra in Ucraina, quanto sulla tenuta stessa della maggioranza Ursula. Una vittoria di Trump aprirebbe brecce destinate a rompere alcuni dei già fragili equilibri che tengono insieme i partiti a sostegno di von der Leyen, consentendo ai Conservatori di rientrare in partita in Europa e, in Italia, di non farsi superare a destra dall’attivismo turbo-trumpiano di Matteo Salvini. L’azzardo è tattico, ovviamente: la coerenza politica di Meloni sembra ricalcare lo schema che già nel 2021, tenendola fuori dal governo Draghi, le consentì di catalizzare il consenso popolare che l’ha portata infine a vincere le elezioni meno di due anni dopo. Ma la posta in gioco adesso è più alta che mai, e Meloni sa - lo ha imparato a sue spese in questo ultimo mese - che in un contesto tanto fragile e incerto ogni errore può costarle carissimo.