Martedì 24 Dicembre 2024
AGNESE PINI
Editoriale e Commento

I nostri prof lasciati soli troppo a lungo

Insegnanti picchiati, insultati, dileggiati, filmati con i cellulari. Aggrediti dagli studenti ma più spesso dai loro genitori. Ecco perché dobbiamo difenderli

L'editoriale di Agnese Pini

Ebbene sì, abbiamo un problema nelle nostre scuole: alle elementari come nei licei, a Nord come a Sud, in centro come in periferia. Insegnanti picchiati, insultati, dileggiati, filmati con i cellulari. Aggrediti dagli studenti o, ancor più spesso, dai loro genitori. Ce lo diciamo da anni, ma poi puntualmente si finisce per annacquare il tutto in predicozzi di scarso respiro – che tempi, signora mia – e per fare spallucce.

Così il problema è diventato endemico, e a dimostrarlo sono i numeri e sono le storie. Cito le ultimissime.

Cesena, giovedì: preside di scuola media preso a pugni dallo zio di un’alunna. Il motivo: voleva portarla via prima della fine dell’orario di lezione, ma non aveva delega per farlo. Castellammare di Stabia, stesso giorno: prof di inglese di un liceo classico schiaffeggiata dalla madre di una studentessa. Perché? Voti troppo bassi, a suo dire.

Dunque sì, abbiamo un problema. Giuseppe Valditara, ieri, ha annunciato che lo Stato sarà parte civile nei processi sui casi di questo tipo. Il ministero schierato al fianco degli insegnanti: quella che dovrebbe essere un’ovvietà, da noi fa notizia. Ecco il tema.

Il tema è che questo messaggio – siamo dalla vostra parte cari docenti, cari presidi, non siete soli – si dovrebbe sentire sempre, senza eccezioni e senza distinzioni. Anche per questo, un mese fa, era stato fuori luogo il richiamo dello stesso ministro alla preside del liceo fiorentino che aveva scritto una lettera agli studenti dopo le violenze fuori da una scuola cittadina. Un’aggressione tra ragazzi, in quel caso, e con rivendicazioni politiche.

Ma alla fine la sostanza del problema cambia poco. Perché per arginare botte, insulti, minacce, derisioni di qualunque natura, è necessario innanzitutto che gli insegnanti ritrovino centralità, dignità e importanza dentro uno spazio pubblico che in pochi decenni li ha relegati a essere fanalino di coda nelle priorità dei governi, e dunque nella visione di un Paese. Lo ha lasciato intendere bene la professoressa schiaffeggiata a Castellammare di Stabia: "Mi sono sentita sola", ha detto. E il punto, alla fine, è tutto qui.