Ci si attendeva un testa a testa. Una sfida all’ultimo voto. Con possibili ricorsi e controricorsi. Conteggi e riconteggi. Rivolte. Persino una guerra civile dietro l’angolo (soprattutto nel caso di una sconfitta di misura dei Repubblicani). Così non è stato. Trump ha vinto nettamente e, rispetto alle possibili conseguenze che le politiche economiche del tycon potrebbero avere su scala planetaria, i mercati pare abbiano (per ora) brindato alla stabilità (degli Usa in primis).
Sì perché le borse europee hanno aperto in terreno positivo fregandosene un po’ delle possibili ripercussioni del protezionismo trumpiano per l’economia del vecchio continente. Gli Usa, ad esempio, sono il secondo mercato (dopo la Germania) nella classifica delle esportazioni italiane e i dazi (anche se dipende su quali settori saranno, eventualmente, introdotti: un conto è la campagna elettorale un conto è poi governare) non farebbero certo bene alle nostre imprese.
L’impressione è dunque che in questa fase i mercati abbiano tirato un sospiro di sollievo davanti alla stabilità degli Usa grazie a una vittoria netta e, forse, sperino nelle promesse di Trump di far finire tutte le guerre (se, come e quando si vedrà).
E così le borse europee hanno aperto tutte in terreno positivo, i futures americani promettono molto bene, il dollaro sale sull’euro.
Tutti contenti? Non proprio. Qualcuno pare non aver gradito. Le borse di Shanghai (leggermente) e Hong Kong (pesantemente) hanno chiuso in terreno negativo pensando, probabilmente, proprio ai dazi (in particolare per la Cina) e alla questione Taiwan, mentre Tokyo (storico alleato americano in un’area asiatica “ostile” all’Occidente) è arrivata a sfiorare un +4%.
Ma l’economia (e con lei i mercati e le borse), si sa, non è una scienza esatta. Gli umori la influenzano, ma poi alla fine è la realtà a dire l’ultima parola, e per conoscere l’influenza delle politiche economiche di Trump sull’economia globale occorrerà attendere.
Per il momento una cosa è sicura. La vittoria di Donald Trump ha fatto bene “all’amico” Elon Musk. Le azioni di Tesla (la società del multimiliardario che si è apertamente schierato a favore del candidato Repubblicano e che forse avrà un ruolo diretto nella squadra di governo di Trump) in apertura a Milano segnavano +14%.